Nella notte il presidente Recep Tayyip Erdogan lo ha accusato di essere la mente dietro il colpo di Stato tentato dai militari turchi. Fetullah Gulen, predicatore e politologo turco, leader del movimento Hizmet (Il servizio), dal suo esilio volontario negli Usa ha negato ogni responsabilità. Un tempo, per Erdogan era un alleato. I rapporti tra i due hanno iniziato a incrinarsi nel 1999, quando Gulen si è trasferito negli Stati Uniti. La rottura completa risale all’inchiesta per corruzione del 17 dicembre 2013 che ha travolto il governo di Erdogan. Le cui politiche sono sempre state criticate dall’ex amico. E ora il presidente turco lo ritiene l’organizzatore di un gruppo terroristico e un vero e proprio “stato parallelo” con l’obiettivo di deporlo. Ne farebbero parte militari, politici, giornalisti e numerose altre componenti della società turca.
Il movimento di Gulen controlla infatti associazioni professionali e studentesche, organizzazioni caritatevoli, aziende, scuole, università, radio, televisioni e quotidiani. Molto influente è poi l’impero mediatico collegato: da ‘Zaman‘, uno dei quotidiani più stampati in Turchia, alla rivista ‘Aksyion‘ fino all’agenzia di stampa ‘Cihan‘. Oltre ad alcune emittenti televisive, come Samanyolu TV e Mehtap TV.
Autore di una sessantina di libri, l’agenzia di intelligence turca Mit avrebbe accusato Gulen anche di essere un agente della Cia. La comunità religiosa che lo segue conta nella sola Turchia decine di migliaia di attivisti e una cerchia di simpatizzanti stimata tra 4 e 5 milioni di persone. E’ questa la forza dell’imam nato 74 anni fa a Erzurum, nella profonda Turchia orientale, che nel 1996 ha fondato una delle prime università non statali di Istanbul. Una conquista decisiva per sdoganare l’immagine pubblica dell’Islam in un Paese tradizionalmente improntato a un forte laicismo.
Sono oltre 100 le scuole e una decina le università controllate dal movimento di Gulen in Turchia, oltre a centri di istruzione privati in 110 Paesi, dalla Francia al Sudafrica. L’imam ha inoltre interessi in moltissimi settori, compreso quello della finanza dove gestisce Bank Asya che offre prodotti senza interessi secondo i dettami dell’Islam.