Lasciare le comodità di un lavoro d’ufficio con stipendio fisso, tra giornate passate davanti al computer e riunioni, per ritornare all’agricoltura seguendo le orme delle generazioni passate. Laura Paduano, 41enne originaria di Mantova e residente a Parma, ha deciso di dare una svolta alla sua vita dopo dodici anni trascorsi ad occuparsi di libri e comunicazione per una casa editrice della città ducale. Insieme al marito Luca, tecnico di logistica e cantieri, si è licenziata e ha rimesso in piedi un podere in disuso, fondando l’azienda agricola Orti Santa Flora, dove oggi entrambi lavorano a tempo pieno coltivando e vendendo prodotti biologici e a chilometro zero.

“Lavorare con i libri è meraviglioso e mi è sempre piaciuto tantissimo – racconta Laura a ilfattoquotidiano.it – ma io e mio marito avevamo il sogno di costruire qualcosa insieme che ci assomigliasse. Così un giorno ho preso il coraggio e ho deciso di lasciare la cosa bella che stavo facendo per abbracciare qualcosa di ancora più entusiasmante, che oggi mi rende molto soddisfatta”.

“Lavorare con i libri è meraviglioso e mi è sempre piaciuto tantissimo ma io e mio marito avevamo il sogno di costruire qualcosa insieme che ci assomigliasse. Ora sono soddisfatta”

L’idea, covata da anni, ha cominciato a concretizzarsi quasi per caso nel 2010, quando il marito di Laura ha lasciato il proprio lavoro cercando di riportare in attività un piccolo podere di un ettaro alle porte della città che un tempo era dei nonni, ma che da quindici anni era abbandonato. “Sin dall’inizio l’obiettivo è stata la qualità e non la quantità, quindi siamo partiti a coltivare un classico orto di famiglia, vendendo le cassette di frutta e verdura su prenotazione – ricorda -. Io al tempo lavoravo ancora in casa editrice, ma davo una mano proponendo le ricette da abbinare ai prodotti e prendendo le prenotazioni”.

Le vendite hanno avuto subito successo, tanto che nel giro di pochissimo tempo sono arrivate anche le richieste di una maggiore produzione. Per allargare l’attività però mancavano risorse e competenze, ed è stato allora che anche Laura ha deciso di fare il grande passo e seguire il marito. L’occasione è stata un bando per l’inserimento dei giovani imprenditori nell’agricoltura finanziato con fondi europei: “Io stavo per compiere 40 anni, era l’ultima possibilità per partecipare. Così nel giro di due settimane mi sono licenziata, senza sapere nemmeno se sarei riuscita a ottenere quei soldi”.

“Tornare all’agricoltura ha significato riprendere in mano il proprio tempo, perché i ritmi in questo settore li decidi tu non in base alle scadenze di un ufficio, ma cercando di assecondare le esigenze della natura”

Invece il progetto di sviluppo dell’azienda di Luca e Laura è riuscito a ottenere i finanziamenti sperati per partire: 40mila euro, a cui hanno dovuto aggiungere le liquidazioni dei due precedenti lavori e una parte dei propri risparmi. Con gli investimenti i due hanno realizzato un laboratorio per la trasformazione e un punto vendita, comprato gli attrezzi e i materiali, facendo diventare a tutti gli effetti gli Orti Santa Flora una società agricola, che ha ottenuto anche la certificazione biologica. “Abbiamo investito tanto in questo progetto, calcoliamo che ci vorranno almeno sei o sette anni per ammortizzare la cifra – spiega Laura – Ma tornare all’agricoltura e al settore primario è stata una scelta precisa, e ha anche significato riprendere in mano il proprio tempo, perché i ritmi in questo settore li decidi tu non in base alle scadenze di un ufficio, ma cercando di assecondare le esigenze della natura”.

A quasi due anni da quel “salto nel buio”, gli Orti Santa Flora sono diventati una “fattoria urbana” in cui zucchine, meloni e lattuga crescono senza pesticidi e additivi chimici, e dove Laura e Luca vivono con il figlio di 4 anni e lavorano ogni giorno. Lui si occupa della semina e della coltivazione, mentre lei pensa alla raccolta e alla trasformazione dei prodotti realizzando conserve, marmellate e giardiniere, fino alla vendita nei mercati. In più da un anno l’azienda è tra i fondatori del progetto “Io mangio locale”, che riunisce in un’associazione piccoli produttori e consumatori della provincia parmense che possono fare la spesa scegliendo online prodotti a filiera corta e di stagione.

“A differenza di altri settori, tra piccoli produttori non c’è competizione, ma esiste il valore della solidarietà”

“L’agricoltura piccola, di fatica e non industrializzata, come la facciamo noi, è una dimensione bellissima in cui lavorano molti giovani – aggiunge la 41enne -. Ci siamo fatti una nuova rete di amicizie e abbiamo riscoperto l’importanza delle relazioni tra le persone. A differenza di altri settori, tra piccoli produttori non c’è competizione, ma esiste il valore della solidarietà, perché ci si trova tutti nella stessa situazione, di fronte a problemi concreti e a dipendere dalla natura, da una siccità o da una grandinata”.

Oltre alle competenze da agricoltore, Laura ha anche modo di sfruttare l’esperienza di organizzazione eventi maturata nel suo precedente lavoro per tenere vivi gli Orti Santa Flora con iniziative rivolte ai bambini, incontri e laboratori per adulti e scuole. Un nuovo modo di vivere a tutto campo, che la sera la fa addormentare magari esausta, ma con il sorriso: “Ora la nostra vita è tutta dentro un orto. Rispetto a prima siamo più stanchi e sicuramente abbiamo meno soldi, la sera andiamo a letto con tanti pensieri su tutto quello che ci aspetterà la giornata successiva, ma siamo contenti perché sappiamo che stiamo creando qualcosa di nostro, che può andare a beneficio di tutti. È un pezzetto personale di bellezza che regaliamo agli altri, e questa è una cosa che ci rende felici”.

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