Terminate le celebrazioni rimangono le polemiche a Riccione, per la partecipazione di alcuni esponenti di Arcigay al corteo del 25 aprile, con il simbolo e le tradizionali bandiere arcobaleno. All’indomani dell’anniversario della Liberazione, l’associazione per i diritti lgbt ha scritto infatti una lunga nota di denuncia su Facebook, allegando diversi commenti, alcuni dei veri e propri insulti, postati sotto la foto della manifestazione. Si va da chi li definisce “checche” di una “sottospecie”, a chi immagina “partigiani” che si “rivoltano nella tomba”.

Una discussione portata avanti quasi interamente sui social network. A cui si aggiunge anche la voce di un consigliere comunale di maggioranza, Gabriele Galassi, capogruppo della lista di centrodestra Noi Riccionesi, che poco ha digerito la presenza delle bandiere: “Il 25 aprile è una festa a cui possono partecipare tutti, ma senza bandiere se non quella italiana” dice al fattoquotidiano.it. Galassi se la prende anche un consigliere del Pd, William Casadei, apparso in una foto mentre sventola i colori arcobaleno. “È inopportuno cercare visibilità in una giornata del genere. È una strumentalizzazione”.

Accuse a cui risponde il presidente dell’Arcigay di Riccione, Marco Tonti. “Quello che è successo ha dell’incredibile. Arcigay rende onore ai partigiani e alle partigiane che hanno contribuito in modo determinante a liberare l’Italia e veniamo accusati di strumentalizzazione. Se ci fosse ancora stato l’inquilino di villa Mussolini le persone come noi oggi sarebbero al confino o nei campi di sterminio. La storia della persecuzione degli omosessuali nei regimi totalitari nazifascisti è una storia raggelante e spesso volenterosamente ignorata”. Negli screenshot allegati al testo appaiono commenti decisamente poco benevoli, nei confronti degli esponenti lgbt. C’è chi ritiene sbagliata la scelta di portare il proprio simbolo all’evento: “E’ come se andassi a celebrare l’anniversario della beatificazione di Papa Giovanni Paolo II con le bandiere fasciste”. E chi accusa di aver “strumentalizzato la festa del 25 aprile con bandiere che nulla hanno a che fare con le circostanze”. Ancora: “I partigiani si staranno rivoltando nella tomba”. Appaiono poi termini come “checche” e “sottospecie”.

“È la festa di tutti e non bisogna nascondere differenze, che fanno parte della nostra libertà” commenta Casadei, eletto del Pd in consiglio comunale. Durante le celebrazioni ha voluto portare anche lui una bandiera dell’associazione per i diritti degli omosessuali. Ma una sua foto insieme al presidente Tonti è stata bersagliata di commenti. “E’ partito un tam tam su Facebook incredibile. Anche perché erano presenti anche altre bandiere, come quella della Croce rossa e di alcuni partiti. Ma il taglio dei commenti sotto la nostra foto non è sobrio come la nostra partecipazione al corteo. Ed è preoccupante che il sindaco non sia intervenuto”.

C’è da dire che tra Arcigay e amministrazione comunale di Riccione, guidata dalla civica di centrodestra Renata Tosi, non corre buon sangue. Da mesi ormai. Da quando, a novembre, il Comune ha fatto recapitare nella buca della posta dell’associazione l’avviso di sfratto dalla sede storica, concessa fino ad allora gratuitamente, con lo scopo di “garantire la rotazione” dei locali disponibili e incassare le utenze. “Il sindaco non ci ha mai convocato per un confronto – ricorda ora il presidente Tonti – ha promesso un bando che ancora però non si è visto. Ma un comune che butta fuori Arcigay, che offre anche dei servizi a persone in difficoltà con problemi delicatissimi, e che non fa niente per compensare questa mancanza ha dei problemi. Dà un messaggio sbagliato, e cioè che qui Arcigay non è benvenuta. Il fatto che quest’anno la nostra partecipazione al 25 aprile, come sempre visibile ma mai invadente, sia stata a Riccione – conclude – è servito anche per dire che, malgrado le difficoltà culturali e logistiche, la nostra presenza c’è”.

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