Dagli oltre 30mila di Messina ai 4mila di Reggio Emilia fino ai 7mila di Torino. E poi Firenze, Napoli. L’Italia, da Nord a Sud, ricorda la 900 vittime innocenti della mafia in occasione della 21esima Giornata a loro dedicata. Oltre 350mila persone si sono ritrovate in piazza in diverse città d’Italia per l’iniziativa nazionale organizzata da Libera. In programma appuntamenti in oltre 2mila luoghi: scuole, fabbriche carceri, parrocchie. L’associazione guidata da don Luigi Ciotti ha scelto Messina come “capitale” di questa giornata. “Abbiamo voluto chiamare questo momento ‘ponti di memoria e luoghi di impegno’ – ha detto don Ciotti – perché per la prima volta a Messina e in altri 20mila luoghi in contemporanea in Italia il popolo di Libera è sceso in piazza. Il nostro paese ha bisogno di ponti che allargano le coscienze e traghettano le speranze”. Rispondendo a una domanda sui fondi dello Stato per i familiari delle vittime di mafia, tema al centro di polemiche in questi giorni, Ciotti ha detto che “i fondi ci sono, ma bisogna accorciare i tempi e non penalizzare i bisogni e le necessità concrete di chi è vittima di mafia“. Sulla questione dei beni confiscati, don Ciotti ha ricordato che “nel 1996 abbiamo raccolto un milione di firme per chiedere la confisca e l’uso sociale di questi beni. Dei passi avanti si sono fatti. Il problema ancora una volta è l’accelerazione e le priorità che il parlamento deve dare per permettere più chiarezza, più velocità e più trasparenza. C’è una grande riforma da fare in Italia quella della nostra coscienza”.

A Messina anche la presidente della commissione antimafia Rosy Bindi: “Ciascuna di queste vittime ha seminato dolore, ma soprattutto speranza e siamo qui a raccoglierla”. “La mafia – prosegue Bindi – ha cambiato strategia, uccide meno ma è più capace di penetrare dissimulando la sua illegalità dentro il mondo legale. In questo modo aggredisce la nostra vita sociale essendo forse la fonte principale di diseguaglianza e cattiva crescita e come tale va combattuta. Senza mai sottovalutare la riserva di violenza che continua a esercitare. La sua forza oggi sta nel trovare consenso e alleanze nella nostra società. Ricordare che la mafia uccide e usa violenza significa ricordare che fa sempre del male”. Per questo “questa giornata fosse dedicata a quel volto grande del nostro Paese che ha detto di no e continua a dire di no e che qualche volta ha pagato con la vita”.

A Reggio Emilia, in una terra in cui di recente si moltiplicano, erano in 4mila: oltre ai sindaci della zona, anche il ministro Graziano Delrio (per anni alla guida dell’amministrazione reggiana). Presenti anche i familiari delle vittime. Tra questi Mara Fonti, madre del giornalista Giovanni Tizian, il cui marito è stato ucciso in Calabria, Anna Castaldi, sorella di un giovane ucciso a Pianura, nel Napoletano, e Annarita Rechichi, figlia di un vicepreside ucciso in Calabria.

Un corteo di 7mila persone ha invece sfilato per le strade del centro di Torino con striscioni e cori dedicati a legalità, libertà, pace, diritti. Tra i partecipanti centinaia di bambini e studenti delle scuole. A sfilare, fra gli altri, il sindaco Piero Fassino, l’ex procuratore Giancarlo Caselli e Pino Masciari, imprenditore testimone di giustizia che sfidò la ‘ndrangheta. “È il giorno della memoria ma anche dell’impegno – sottolinea Caselli – Contro le mafie c’è ancora tanto da fare e i giovani che sfilano così numerosi potranno forse riuscirci meglio di noi”. Il corteo si è concluso in piazza Carignano dove, in contemporanea con il resto d’Italia, vengono letti i nomi delle 900 vittime innocenti della criminalità organizzata. “Questi nomi li onoriamo se siamo consapevoli che la lotta alle mafie riguarda tutti noi ed è per noi un impegno prioritario. La criminalità organizzata – ha dichiarato Fassino – è un cancro che corrode dall’interno la comunità e oggi ribadiamo che la memoria è necessaria per combattere due rischi, l’oblio e l’assuefazione”

In Lombardia ad aprire la giornata, in ricordo di don Pino Puglisi, sono stati i ragazzi del quartiere Brancaccio di Palermo, dell’associazione Quelli della Rosa Gialla. Tra i presenti il presidente della commissione regionale Antimafia Gian Antonio Girelli, i presidenti del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo e della Regione Roberto Maroni.

Folta partecipazione di giovani anche a Napoli. “Camminando e lottando vinceremo la battaglia contro le mafie e i sindaci sono in prima linea” ha detto il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Secondo de Magistris, compito dei sindaci è “scuotere chi sta in alto che ogni tanto si addormenta e ogni tanto collude”.

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