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Lucignolo Majorino ha promesso il paese dei Balocchi: reddito comunale di cittadinanza, case popolari, attenzione agli ultimi e alle periferie e un mucchio di altre cose belle. Ha galvanizzato la Milano di sinistra e ha raccolto alle primarie 14 mila voti di milanesi che hanno creduto al suo saluto a pugno chiuso. Ma ora il paese dei Balocchi è svanito e ci ritroviamo tutti ciuchini, al seguito di Giuseppe Sala: chiusa l’esperienza Pisapia, finito il modello Milano, in bilico l’unità del centrosinistra ampio, aperto ai movimenti civici. Ha vinto Matteo Renzi, in arrivo il partito della Nazione.

Era prevedibile e previsto: due candidati contrapposti a Sala erano la certezza di far vincere Sala. Ora i numeri lo dimostrano: Sala non ha stravinto, malgrado l’imponente apparato che lo sosteneva non ha raggiunto il 50 per cento. La maggioranza del popolo delle primarie non voleva Sala: i due candidati che lo hanno sfidato, insieme raggiungono il 57 per cento. È vero che non tutti i voti dell’uno sarebbero andato all’altro, ma a Balzani (20 mila voti) sarebbero bastati 5 mila voti, un terzo di quelli di Majorino, per superare Sala (25 mila). A Majorino invece (14 mila) per vincere non sarebbero bastati la metà dei voti di Balzani. Questo dimostra che, come previsto, le due candidature di sinistra, Balzani e Majorino, non erano equivalenti, non avevano le stesse possibilità. Balzani era più forte di Majorino, aveva più possibilità di battere Sala.

Majorino ha giocato una partita spregiudicata, sapendo di non poter vincere, ma con la certezza di far perdere Balzani. Ha in definitiva consegnato la vittoria a Sala. E intanto si è costruito, in una campagna elettorale molto efficace, una forte immagine personale di leader della sinistra che ora farà pesare dentro il suo partito e nella prossima giunta.

Ci sono in questa storia, è vero, anche le responsabilità di Giuliano Pisapia, che non ha saputo tenere unita la sua squadra, che ha tardato a indicare la candidata, che l’ha sostenuta troppo flebilmente. Ma poi la partita delle primarie si è giocata e – lo dicono i numeri – si poteva vincere. Invece Majorino è rimasto in campo e molti degli elettori che lo hanno votato hanno creduto nel suo programma, si sono emozionati per le sue parole, si sono commossi per il suo pugno chiuso. Hanno voluto dare un voto di testimonianza, di sinistra. Magra consolazione: Lucignolo, svanito il paese dei Balocchi, ci lascia nelle mani di Mangiafuoco.

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