Prima le dichiarazioni ai giornali locali, poi la parziale marcia indietro a distanza di una settimana. Il ministro Graziano Delrio, ex sindaco di Reggio Emilia, dopo aver detto ai cronisti che non aveva importanza dove si sarebbe celebrato il maxi processo Aemilia, corregge il tiro: “Ho già detto che auspicherei che il processo si celebrasse a Reggio Emilia, questo aiuterebbe la sensibilizzazione della città, ma l’importante è che si processino gli ‘ndranghetisti”. Una parziale rettifica a quanto dichiarato una settimana fa quando, mentre il presidente del Tribunale Francesco Maria Caruso stava lavorando con ministero e Regione a una soluzione affinché il processo sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Emilia si svolgesse nella sua sede naturale, Delrio, rispondendo ai giornalisti ai banchetti del Pd in centro a Reggio Emilia, aveva affermato che “L’importante è che si celebri il processo. Dove si terrà non è rilevante”.

Parole che non erano sfuggite ai quotidiani cittadini, ma che erano cadute nel vuoto, almeno nella realtà politica locale. A intervenire contro il ministro era stata invece la senatrice reggiana del gruppo misto Maria Mussini. “Ho trovato la dichiarazione del ministro Delrio molto grave – ha ribadito Mussini a ilfattoquotidiano.it – soprattutto perché è stata detta da una persona che è stato sindaco per dieci anni a Reggio Emilia. Anche se non c’è una responsabilità diretta perché la decisione spetta al ministero della Giustizia, dovrebbe essere nel suo interesse che il processo rimanga nella sua sede naturale, affinché il territorio prenda coscienza di quanto accade. A Reggio Emilia si parla sempre di eccellenze del territorio, ma non si può minimizzare l’esistenza della mafia”.

Delrio non è coinvolto nell’inchiesta che a gennaio dello scorso anno ha portato all’arresto di 117 persone, anche se era stato interrogato come persona informata sui fatti per avere accompagnato dal prefetto nel 2011 alcuni rappresentanti della comunità cutrese trapiantati a Reggio Emilia e anche per il suo viaggio del 2009 a Cutro, paese del boss Nicolino Grande Aracri, prima delle elezioni comunali. Le sue dichiarazioni sulla sede del processo Aemilia però, sono state interpretate come un segnale di indifferenza dalla senatrice Mussini, proprio in un momento in cui istituzioni, sindacati e rappresentanti di parti civili stavano impegnandosi per trovare il modo di non spostare da Reggio la fase dibattimentale. La senatrice ex Cinque stelle però, è stata una delle poche a intervenire, insieme ad alcuni sindaci del territorio, nonostante anche la maggioranza Pd in consiglio comunale avesse votato in aula una mozione per chiedere alle istituzioni di mantenere nella città del Tricolore la sede del processo. “Mi sono sentita sola – ammette Mussini – ma non per questo intimorita dal silenzio degli altri. Ora che il ministro ha in parte rimediato, anche se in ritardo, a quella prima dichiarazione, spero che alle parole seguano anche i fatti”.

Secondo lo staff del ministro, contattato da ilfattoquotidiano.it, le sue prime affermazioni sarebbero state estrapolate dal contesto e infatti, anche se a distanza di una settimana, Delrio ha tenuto a chiarire la sua posizione, intervenendo di nuovo sulla questione a Bologna. “Ho già detto che auspicherei che il processo Aemilia si celebrasse a Reggio Emilia, questo aiuterebbe la sensibilizzazione della città, ma l’importante è che si processino gli ‘ndraghetisti – ha precisato l’ex sindaco – Non ho seguito tecnicamente le difficoltà che il ministro Orlando mi ha solo accennato. In ogni caso ci vuole grande diffusione delle fasi del processo”.

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