Dopo la prevedibile debacle con il recupero degli 1,2 miliardi sequestrati ai Riva che ha ridotto in briciole l’architrave economica su cui si reggeva gran parte del piano salva-Ilva concepito dall’ex superconsulente Andrea Guerra, il governo Renzi prova a metterci una pezza e stanzia per decreto (il nono provvedimento sul caso) 300 milioni di euro per il gruppo siderurgico. Un prestito che va a sommarsi agli 800 milioni messi in campo dalla legge di Stabilità. Obiettivo dichiarato: agevolare il percorso di transizione nella cessione di complessi aziendali del gruppo di Taranto la cui data ultima è indicata al 30 giugno 2016.
Il prestito ponte, secondo quanto dichiarato dal ministro allo Sviluppo economico, Federica Guidi, serve “per accompagnare e sostenere questa accelerazione” nella vendita che avverrà tramite una procedura ad evidenza pubblica e verrà valutato “sulla bontà del piano industriale che presenterà e sulla proposta ambientale”, ha ancora aggiunto Guidi. L’aggiudicatario, inoltre, potrà presentare un nuovo piano Aia “che verrà valutato con la stessa modalità già adottato nella valutazione dell’Aia oggi esistente”, ha concluso il ministro.
Chi rileverà l’Ilva “dovrà rimborsare allo Stato l’importo erogato e non ancora restituito maggiorato degli interessi“, ha poi precisato un comunicato stampa di palazzo Chigi. Il provvedimento – si legge nel comunicato – prevede che la valutazione dei beni possa essere effettuata, oltre che da società finanziarie, anche da società di consulenza aziendale; le procedure di trasferimento a terzi siano completate entro il 30 giugno 2016; il trasferimento assicuri la discontinuità, anche economica, della gestione da parte del soggetto aggiudicatario. E, ancora, il dl contiene norme che “riguardano il pagamento dei debiti prededucibili contratti dall’amministrazione straordinaria allo scopo di garantire la tutela dell’ambiente, della salute e dell’occupazione”.
Fissato, poi, al 31 dicembre 2016 il termine unico per le autorizzazioni e per la realizzazione del piano contenente misure e attività ambientali e sanitarie mentre è stata prevista una procedura per la revisione del piano delle misure di attività di tutela ambientale e sanitaria in relazione al piano industriale che sarà presentato dal soggetto aggiudicatario dei complessi aziendali. Resta il fatto che al di là dell’ottimismo di facciata in questi anni sono stati sondati senza successo tutti i maggiori operatori italiani e stranieri dell’acciaio. D’altro canto un tempo così breve per trovare un acquirente privato lascia pensare che il ministro dello Sviluppo Economico negli ultimi mesi abbia trovato una ragionevole disponibilità.