C’è stata un’epoca, quando il Sistema solare era ancora bambino, in cui Marte non si era ancora guadagnato l’appellativo di Pianeta rosso. Il suo aspetto non doveva essere molto diverso da quello della Terra attuale. L’acqua, ad esempio, doveva scorrere a fiumi. Poi la storia climatica del pianeta mutò radicalmente. E la sua superficie divenne un’arida landa desertica, come mostrato nel film The Martian. Una delle cause è stata la perdita dell’atmosfera. Ma che fine ha fatto l’atmosfera marziana?

La risposta, secondo la Nasa, soffia nel vento. Il vento solare. Secondo gli ultimi dati forniti dalla sonda Maven (Mars atmosphere and volatile evolution), i gas che in passato avvolgevano il Pianeta rosso sono stati spazzati via dalla miriade di particelle cariche provenienti dal Sole (leggi). Anche il campo magnetico marziano, che ne proteggeva l’atmosfera, è stato strappato e ridotto a brandelli, con filamenti arricciati su se stessi, come dei viticci. Una scoperta attesa da anni dai planetologi, così importante da guadagnarsi la copertina di Science (leggi).

Sembra che Marte in passato abbia avuto un’atmosfera abbastanza calda e spessa da consentire la presenza di acqua liquida, ingrediente chiave per la vita”, sottolinea John Grunsfeld, astronauta e associate administrator del Nasa Science Mission Directorate di Washington.
Lanciata a novembre del 2013, la sonda Maven è in orbita intorno a Marte dal settembre 2014, e i dati che ha raccolto in poco più di un anno sono già serviti a raccontare uno degli episodi più drammatici della storia del pianeta. Ad aiutare gli scienziati dell’agenzia spaziale Usa a ricostruire il passato del Pianeta rosso ha contribuito un episodio recente: un’eruzione solare avvenuta l’8 marzo 2015, che ha accesso l’atmosfera terrestre con brillanti aurore polari, facendo sentire i propri effetti anche su Marte.

I dati registrati dalla sonda Nasa in quell’occasione sono stati studiati dal gruppo dell’University of Colorado, Boulder. E hanno permesso di dimostrare che nei mesi scorsi il vento solare ha prodotto una rotazione del campo magnetico marziano così forte da scagliare via dall’atmosfera – formata in prevalenza da anidride carbonica, biossido di azoto e argon – filamenti di particelle cariche lunghi fino a 5.000 chilometri (poco più del doppio della distanza Catania/Amsterdam), e avvolti su se stessi come riccioli.

Un evento analogo, sebbene in piccolo, a quello che in passato, secondo gli esperti della Nasa, ha spazzato via gran parte dell’atmosfera del Pianeta rosso. “Abbiamo visto che l’erosione atmosferica aumenta significativamente durante le tempeste solari – spiega Bruce Jakosky, principal investigator di Maven presso l’University of Colorado, Boulder -. Pensiamo, quindi, che il tasso di erosione sia stato molto più elevato miliardi di anni fa, quando il Sole era giovane e molto attivo”.

Le tempeste solari sono violente esplosioni che traggono origine dalla fornace termonucleare del Sole. Coinvolgono la regione superficiale della nostra stella, la corona, proiettando nel cosmo una tempesta di particelle, in prevalenza protoni ed elettroni, a una velocità di poco più di un milione e mezzo di km/h. Proprio nei primi giorni di novembre 2015 la Terra è stata investita da uno di questi violenti fenomeni. Come dimostra un video in ultra-HD (4K) (guarda) realizzato da un team di esperti Nasa dell’osservatorio solare Sdo (Solar Dynamics Observatory), lanciato nel 2010.

I risultati appena resi pubblici dalla Nasa rientrano in un più ampio progetto di esplorazione di Marte, su cui l’agenzia spaziale Usa sta investendo molto negli ultimi anni. “Comprendere che cosa è accaduto all’atmosfera di Marte – spiega Grunsfeld – ci permetterà di migliorare le nostre conoscenze sull’evoluzione di ogni atmosfera planetaria. Informazioni preziose – conclude lo studioso – in prospettiva di un futuro viaggio su Marte.

I risultati pubblicati su Science

Animazioni e foto dell’erosione dell’atmosfera di Marte dal sito Nasa

Il sito della missione Maven

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