Qui si parla di cultura dello stupro e di mutilazioni della carta stampata. Di donne e di libri – cioè dei due terzi del cielo.

30 aprile 2015: “Il concetto di stupro maritale, come viene internazionalmente inteso, non può essere adeguatamente applicato nel contesto indiano”. Questa la risposta di Haribhai Parthibhai Chaudhary, ministro degli interni dell’India ed esponente di spicco del Bharatiya Janata Party (BJP), di cui il rappresentante principale è il Primo ministro Narendra Modi, a un’interrogazione parlamentare di Kanimozhi Karunanidhi, membro del Parlamento. Poeta, giornalista – e donna. Dato che per l’India il matrimonio è sacro, dice Mr. Chaudhary, non è concepibile che un marito violenti la moglie. Significa che anche se lei non vuole, anche se si nega o si ribella, anche se viene presa con la forza, comunque quell’atto sessuale è sacro.

Ma questa bieca e antistorica negazione del diritto alla libera scelta sessuale, che è negazione di libertà di espressione oltre che di scelta, ha dei precedenti. Sui libri.

Febbraio 2014: La sede Pen di Mumbai – il centro americano di scrittori con autori e sedi in tutto il mondo – protesta perché Penguin India ritira il libro di storia di Wendy Doniger, The Hindus: An Alternative History, pubblicato nel 2009, come parte dell’accordo che si riferisce alla Sezione 295A del Codice Penale indiano che dichiara reato “gli atti calunniosi e deliberati intesi a offendere i sentimenti religiosi di qualsiasi classe di cittadini”.

Ora, ho avuto il libro tra le mani in anteprima perché mi era stato chiesto di tradurlo in italiano e lo conosco bene. Anche se qualcuno – specie gli invidiosi, impegnati a cassare tutti i libri di successo –  taccia il libro di poca scientificità, il punto nodale è: la libertà di espressione in India dove sta? Eppure è uno dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione.

E non è l’unico libro bannato in India – in seguito a proteste da parte della destra nazionalista. Pen riporta che, in seguito a una causa legale, The Beautiful and The Damned di Siddharth Deb è stato pubblicato senza il primo capitolo. Bloomsbury India ha ritirato dal mercato il libro di Jitender Bhargava The Descent of Air India. Il Sahara Group ha fatto causa a Tamal Bandyopadhyay, autore di Sahara: The Untold Story. Tutte cause intentate da vari gruppi di destra che si rifanno ai vari gruppi nazionalisti (legali)

10 giugno 2014: In seguito al successo della causa contro il libro di Wendy, il Rashtriya Swayamsevak Sangh o Rss – un’organizzazione di volontari di estrema destra volta “al servizio disinteressato all’India” – e un suo famoso rappresentante, Dina Nath Batra, attaccano l’ottimo libro di storia moderna dell’Asia meridionale di Sekhar Bandyopadhyay, From Plassey to Partition.

E la lista dei libri attaccati e portati davanti ai tribunali sarebbe lunga.

Sulla censura leggete The Hindu e The Times of India – e sopratutto il settimanale The Organizer, portavoce del Rss, che minaccia “agitazioni” se le cause legali contro i libri falliscono.

La democrazia non è solo elezione di un Parlamento democratico. Attacchi alla libertà di espressione, attacchi alla libertà accademica non sono espressioni di democrazia. Censura legalmente applicata – e senza alcun motivo etico e religioso, se non una ricerca storica seria. Che per esempio non supporta la storiella degli storici induisti di destra che la cultura vedica risalga al 5000 Bc

E, cosa molto più grave, cosa che mi fa ribollire il sangue e risveglia il mio (insano) killer instinct, la cultura dello stupro ancora una volta ribadita e legalizzata. Attacchi andati a buon fine e autorizzati legalmente – per il momento – alla libertà delle donne e al sacrosanto diritto di dire “No!” a un atto sessuale subìto e imposto, se pure da un marito. Legalizzazione della violenza entro le mura domestiche, insomma, altro che. Ma l’India non era “la più grande democrazia del mondo”?

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