Forse Bernardo Bertolucci, dopo I poveri muoiono prima, potrebbe seriamente pensare a un sequel dedicato ai figli dei ministri.

La notizia la sapete: il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, parlando a Firenze al convegno sui fondi europei e il futuro dei giovani promosso dalla Regione Toscana, se n’è uscito con la storia dei tre mesi di vacanza estivi che sarebbero troppi. “Un mese di vacanza va bene. Ma non c’è un obbligo di farne tre. Magari uno potrebbe essere passato a fare formazione. Serve un più stretto rapporto tra scuola e mondo del lavoro e questa è una discussione che va affrontata, anche dal punto di vista educativo”.

Ma sì, dai. Siamo onesti.
I giovani non hanno voglia di fare una mazza.
Non fanno altro che bighellonare per le strade della città ed infastidire – solo con la loro presenza – gli indefessi impiegati nel settore della politica.

Non tutti, sia chiaro.
“I miei figli” ha chiosato il Ministro, “d’estate sono sempre andati al magazzino della frutta a spostare le casse. Sono venuti su normali, non sono speciali”.
Traduciamo: giovani, trovatevi un lavoro.
Adesso sì che il mercato dell’impiego avrà una svolta. La motivazione poi è delle più nobili: fare in modo che ci si confronti con il mercato del lavoro sin da giovani.

Mi permetto, umilmente, solo qualche considerazione.
Questo sarebbe il governo con una particolare attitudine a “comunicare”?
Avrei già evitato, questa settimana, l’accostamento ministro-figli-lavoro.
La gente è maliziosa, ministro.

Due: anche io, d’estate, trovavo qualche lavoretto da fare per pagarmi le vacanze.
Ma quello che per me era un di più, adesso è diventato impossibile da trovare anche a chi cerca i lavori meno specializzati e meno retribuiti.
Se al ministro va, possiamo passare un’ora al banco di frutta che ho sotto casa. Scoprirà che a cadenza regolare c’è chi passa a chiedere “se hanno bisogno di qualcuno per scaricare le casse di frutta”.
E non si tratta di giovani studenti fancazzisti in vacanza.
Ma quasi sempre di padri di famiglia disperati.
Io sarei stato un poco più attento.

Altra piccola domanda: parliamo di lavoro in nero?
O ai suoi figli sono stati pagati i contributi?
Hanno pagato le tasse sugli stipendi?
No, sa, perché da come l’ha messa Lei, non si tratta di tuo papà che ti regala 5 euro perché gli lavi la macchina…

Ultima considerazione.
Quello che per Lei e per noi era uno dei periodi che ci ha fatto amare l’essere giovani (le vacanze estive!), non va più bene.
Perché? Perché non siamo più giovani o perché i giovani meritano meno di noi?
Solo per regolarsi.

Su una cosa ha forse ragione. Tre mesi di vacanza sono tanti.
Troppi.
Troppi come i convegni inutili pagati con fondi pubblici.

Forse un convegno ogni tanto va bene, che dice ministro?
Uno al mese?
Così gli altri giorni li possiamo impiegare in un “più stretto rapporto tra tempo e lavoro effettivo”.

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