Imu sulle case distrutte dai terremoti del 2012 a partire da luglio 2015. Arriva sotto forma di emendamento alla legge di Stabilità la reintroduzione, per gli emiliano romagnoli colpiti dai fenomeni sismici di quasi tre anni fa, dell’obbligo di pagare l’imposta municipale unica, al 50 per cento, anche sugli edifici inagibili: abitazioni in macerie, spesso da demolire e poi ricostruire daccapo. Un provvedimento che i sindaci, le associazioni di categoria e i cittadini della bassa definiscono “inaccettabile” e per il quale annunciano battaglia contro il governo di Matteo Renzi. “È ora di smetterla di tacciare questa gente di incompetenza, come se questa fosse una colpa veniale e, in qualche modo, giustificabile – attacca il comitato di terremotati Sisma.12 – in questi anni, a far affari illeciti, promuovere grandi opere sulle quali intascare tangenti, sollecitare o, semplicemente, accettare favori e regali quantomeno equivoci, magari a propria insaputa, si sono dimostrati bravissimi”.

“E’ una cosa impensabile – sottolinea anche Luisa Turci, primo cittadino di Novi di Modena, Comune dell’area ribattezzata, dopo i terremoti, il cratere – in un paese normale un concetto simile sarebbe elementare: se un bene non lo possiedi, se non puoi goderne, le tasse su quel bene non le paghi. Invece un anno dopo aver chiesto al governo di sospendere l’Imu sulle case inagibili ecco che quell’obbligo ritorna. Ovviamente siamo già pronti a dare battaglia, perché è inaccettabile”. Una posizione condivisa anche dagli altri Comuni dell’Emilia terremotata, da Camposanto, a San Felice sul Panaro, a Cento, e sottoscritta dall’assessore regionale alla Ricostruzione Palma Costi: “Siamo già al lavoro per chiedere al governo di prorogare la scadenza del pagamento dell’Imu sugli immobili inagibili. Pensiamo che a luglio non vi siano le condizioni per dare corso al pagamento di questa imposta, anche se al 50%. Prosegue quindi il nostro impegno per venire incontro alle giuste richieste dei cittadini e dei sindaci”.

Viale Aldo Moro, sede della Regione Emilia Romagna, ha già avviato un monitoraggio per quantificare quante siano, ancora, le case inagibili a quasi tre anni dai fenomeni sismici del maggio 2012. Migliaia comunque, secondo gli ultimi dati forniti dalla struttura commissariale. Se le scosse, infatti, avevano reso inservibili 33.000 unità abitative, 18.250 quelle con danni di tipo B e C, poco meno di 15.000 quelle con danni E, la tipologia più grave, che corrisponde all’inagibilità effettiva dell’edificio per rischio strutturale, il 17 marzo scorso ammontavano a 4.825 le ordinanze di concessione del contributo pubblico per la ricostruzione emesse dai Comuni per la riparazione delle abitazioni. Le unità abitative coinvolte nelle pratiche già accettate (in lavorazione da parte di comuni e tecnici) erano 15.614, cioè meno della metà di quelle colpite dai fenomeni sismici, mentre le domande in iter per accedere al contributo presso i Comuni ammontavano complessivamente a 7.060, 3.789 delle quali relative a edifici con danni di tipo B e C erano, e 3.271 con danno E (di cui però solo 1.813 a cambiale emessa).

Ci vorrà tempo, quindi, perché ciò che è stato distrutto venga riedificato, “almeno 4 o 5 anni perché si arrivi al 90% del lavoro fatto” precisa Rudi Accorsi, sindaco di San Possidonio, altro Comune dell’Emilia terremotata. Complice la burocrazia, che intrica l’iter per ottenere i fondi stanziati per la ricostruzione. “Io nel bilancio previsionale del mio Comune ho già preventivato l’esenzione dell’Imu per tutti gli immobili inagibili – sottolinea anche Piero Lodi, sindaco di Cento, in provincia di Ferrara – perché come si fa a chiedere ai cittadini di pagare una tassa su una cosa che non c’è? Ma è fastidioso dover di nuovo combattere questa battaglia con il governo, a colpi di piccole proroghe che tengono con il fiato sospeso noi terremotati. Cosa pensano, a Roma, che sia possibile ricostruire migliaia di case distrutte da qui a giugno? Solo a Cento ne abbiamo 1.300, di abitazioni inagibili. Non ci stiamo facendo una bella figura. Il governo pretende che lavoriamo velocemente, cosa che noi vogliamo fare per i nostri cittadini, ma non ci riconosce gli strumenti per riuscire, e se non si cambia registro, se non si inizia a lavorare ragionando su agevolazioni della durata di due o tre anni, non so quando potremo lasciarci il capitolo terremoto alle spalle”.

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