Sulla scrivania del premier Matteo Renzi, dei presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, del ministro Marianna Madia e del procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, in queste ore è arrivata una relazione scottante: il sindaco della Capitale, Ignazio Marino, è formalmente invitato a ricostruire il rapporto con i sindacati dei vigili urbani di Roma. Per questi ultimi, invece, arriva una multa pesante. A scrivere questo documento di 16 pagine è l’Autorità nazionale garante per lo sciopero presieduta da Roberto Alesse. L’oggetto è la notte di capodanno a Roma e l’assenza di massa dei caschi bianchi che, a centinaia, avevano presentato certificati medici attestando un’improvvisa malattia e altri permessi.
A 5 sigle sindacali 100mila euro di multa
La commissione, dopo aver scandagliato profili Facebook, volantini, informative, comunicati, pur riconoscendo l’esistenza di un conflitto, in atto da mesi, tra il Comando generale dei caschi bianchi e i sindacati, punisce questi ultimi per le modalità con cui hanno eseguito quella che viene definita un’ “anomala forma di protesta”. Le accuse sono “mancato rispetto del termine di preavviso”, “mancata garanzia delle prestazioni indispensabili” e “ mancato rispetto del periodo di franchigia. Ventimila euro per ciascuna delle cinque organizzazioni sindacali imputate: 100 mila euro totali da spartire tra Cisl Fp, Cgil Fp, Uil Fpl, Csa Ospol e Diccap Sulpl che in queste ore si sono visti recapitare gli atti dell’inchiesta. La commissione però, non risparmia di redarguire il sindaco Ignazio Marino, invitandolo formalmente “ad adoperarsi per la costruzione di un proficuo sistema di relazioni sindacali, al fine di contribuire a evitare, per il futuro, il ripetersi di astensioni in violazione delle disposizioni”. La Commissione ammonisce Marino: se non costruirà l’adeguato rapporto con i sindacati, è pronta a formalizzargli una richiesta ufficiale, quella di “desistere dai comportamenti che aggravano il conflitto in corso”.
Perché nasce il conflitto?
Il conflitto nasce quando il comando generale, in omaggio alla normativa sull’anticorruzione, dispone la procedura di rotazione territoriale per 100 dipendenti della polizia municipale. I sindacati, giudicando la decisione un atto unilaterale e autoritario, chiedono la sospensione del provvedimento e diffondono una nota congiunta in cui alzano l’asticella dello scontro chiamando i lavoratori alla lotta con “ulteriori e più incisive forme di mobilitazione”.
“Una delle tre non ci sarà”
Il conflitto cui si riferisce il garante sfocia la notte del 31 dicembre quando ben 767 agenti di polizia locale disertano il servizio per malattia, e permessi vari. Il comando generale parla immediatamente di sciopero bianco dietro il quale si nascondeva una regia sindacale.
“Una delle tre non ci sarà …” recitava un volantino pubblicato il 18 dicembre sul profilo ufficiale Facebook della Uil. Il riferimento era agli eventi di Capodanno, Epifania e derby Roma – Lazio. Il profilo della Uil verrà ispezionato con dovizia di particolari. Il 20 dicembre, due giorni dopo, il Garante rileva quest’altro dato: “Francesco Croce, in qualità di Segretario Regionale della Uil Fpl, informa tutti i colleghi che, a partire da oggi, rimuoverà permanentemente la delega sindacale a tutti i delegati Uil Fpl Polizia locale, ancora impegnati in turni di lavoro straordinario!!!”. Il punto è che Croce, poco dopo, scrive: “Domani sono tra i “cooptati” e non mi trincererò dietro nessuna forma elusiva e nessun ricorso ai pur leciti diritti sindacali. Sarò in strada tra gli altri colleghi cooptati, mostrando con loro la dignità profonda di questa divisa”. Il secondo messaggio sembra sconfessare il primo. Ma secondo l’Authority, Croce, in questa frase si tradisce perché “da una attenta lettura del predetto inciso – si legge nella relazione – traspare la netta consapevolezza della sussistenza di un concreto pericolo di ricorso a forme elusive di protesta; diversamente, sarebbe privo di qualunque significato sottolineare, ed al tempo stesso giustificare, la volontà di svolgere la pur sempre doverosa prestazione lavorativa”.
La responsabilità dei sindacati
La notte di San Silvestro, secondo la Commissione, andò in scena una forma anomala di protesta: “Deve fondatamente desumersi – dispone il Garante – che, con l’astensione posta in essere dagli agenti di Polizia Municipale, formalmente imputata dagli interessati a malattia, ex legge 104/1992 e legge 53/2000, si sia, in realtà, dissimulata una forma anomala di protesta, elusiva della disciplina dello sciopero nei servizi pubblici essenziali”. E ancora: “La forma di protesta è riconducibile all’operato delle organizzazioni sindacali, le quali, nel momento di maggiore esasperazione del confronto, hanno promosso, anche attraverso l’utilizzo di comunicati, volantini e social network, azioni di protesta eclatanti, esercitando, in tal guisa, un’influenza rilevante sui lavoratori, sfociata, poi, in un’astensione collettiva”. Dunque, c’è stata piena consapevolezza e accettazione dei sindacati: “Risulta inverosimile che la maggior parte dei lavoratori in turno ordinario o in reperibilità abbia spontaneamente, e del tutto autonomamente, portato avanti un’azione di protesta illegittima, senza che vi fosse consapevolezza e piena accettazione dei fatti in capo agli stessi rappresentanti sindacali”.
Il tribunale del lavoro
La traccia più rilevante della “preordinata e anomala astensione collettiva” tale da convincere il Garante che quella notte fu sciopero bianco, è stata trovata proprio nei social network. È una sentenza che peserà sull’indagine della procura di Roma, in cui 31 agenti sono a rischio procedimento, con i 31 medici che hanno rilasciato certificati per malattia, sulla cui legittimità s’avanzano sospetti. Ma, quella che sembrava l’ultima fase di una disputa interna è destinata a continuare. Sul caso infatti, i sindacati sono intenzionati a presentare ricorso presso il tribunale del lavoro. E i segretari delle cinque sigle sindacali – che vedono comunque riconosciuta l’esistenza del conflitto con l’amministrazione – non demordono: “Le assenze son imputabili ai singoli individui, che eventualmente ne risponderanno personalmente nelle debite sedi”. “Ci si accanisce con la strategia del terorre: bisogna trovare un colpevole, costi quel che costi”, dichiara Stefano Lulli, dirigente dell’Ospol Csa. “Rigettiamo ogni accusa al mittente – continua – perché priva di ogni fondamento. Nessuna regia ci fu quella notta e se responsabilità ci sono, sono da ascriversi a ciascun individuo”.