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Terremoto in Emilia, l’imprenditore arrestato: “Speriamo in una botta forte”

Antonio Muto, accusato di associazione mafiosa nell'inchiesta sulla 'ndrangheta in Emilia, intercettato con la moglie: "Così si crea lavoro". Nell'indagine parallela di Brescia emergono le pressioni sul Consiglio di Stato dell'imprenditore calabrese e del sindaco di Mantova Sodano (Fi) per sbloccare una mega lottizzazione. Coinvolti gli ex parlamentari Pdl Grillo e Bonferroni
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“Speriamo che arrivi la botta forte, così si crea lavoro”. Un altro imprenditore edile spera nel terremoto, in questo caso quello che ha colpito l’Emilia e parte della Lombardia nel maggio 2012. A parlare, il 29 maggio 2012, è Antonio Muto, arrestato con l’accusa di associazione mafiosa nell’operazione Aemilia sulla ‘ndrangheta tra Reggio e Modena, un’ora e mezza dopo la forte scossa che aveva provocato morti e feriti. L’intercettazione ambientale agli atti dell’inchiesta Pesci coordinata dall’antimafia di Brescia, collegata all’indagine Aemilia, coglie l’imprenditore in auto che conversa con la moglie: “Speriamo che arrivi la botta forte, se arrivasse almeno un minuto, un minuto ne fa di danni. Insomma, si crea del lavoro”.

Dall’indagine Pesci emerge una rete per far pressioni sul Consiglio di Stato e sul ministero per i Beni Culturali per ottenere il via libera per la lottizzazione Lagocastello sulla sponda sinistra del lago Inferiore di Mantova,  un mega progetto immobiliare in una zona di grande pregio monumentale e paesaggistico. Una rete intessuta a Roma, nel 2012, organizzata secondo l’accusa dal sindaco di Mantova Nicola Sodano (Forza Italia) e dallo steso Muto, imprenditore calabrese di Cutro residente nel Mantovano. Coinvolti due ex senatori dell’allora Pdl, Luigi Grillo e Franco Bonferroni, e il presidente emerito del Consiglio di Stato Pasquale De Lise.

Le carte dell’inchiesta sono pubblicate oggi dalla Gazzetta di Mantova. Sia il sindaco della città di Virgilio, 57enne originario di Crotone ma trapiantato a Mantova da 40 anni, sia i due ex parlamentari e l’ex magistrato amministrativo risultano indagati. Sodano per corruzione e peculato. Le intercettazioni e i pedinamenti a cui era sottoposto il primo cittadino hanno permesso di svelare come Sodano si sarebbe dato da fare, senza però ottenere risultati, per consentire a Muto, indagato anche per estorsione, di portare a termine la lottizzazione.

Secondo le indiscrezioni emerse dalle indagini, Sodano e gli altri avrebbero fatto pressioni sul Consiglio di Stato, che aveva in calendario la seduta decisiva sulla lottizzazione, già bocciata dal Tar, per l’8 maggio 2012 proponendo una tangente di 60mila euro a De Lise. Intanto Muto si sarebbe mosso anche presso il ministero per i Beni culturali cercando un tavolo tecnico per un accordo extragiudiziale che evitasse il Consiglio di Stato. In questa fase avrebbe fatto pressioni sul neo sottosegretario, Roberto Cecchi, attraverso l’ex senatore Bonferroni. Nel frattempo l’imprenditore aveva dato allo studio di architettura che fa capo a Sodano, l’incarico di rivedere le planimetrie della lottizzazione. Sodano andò dal sottosegretario con il nuovo progetto, ma il Consiglio di Stato con il suo no mandò tutto all’aria.

Il sindaco di Mantova è accusato anche di peculato per aver usato mezzi del Comune (l’auto blu) per raggiungere Bologna e da qui in treno Roma, per i suoi affari personali, relativi all’incarico professionale ricevuto per la lottizzazione. Nella capitale quel 26 settembre 2012  si tenne, nell’ufficio del senatore Grillo, un’importante riunione, alla presenza di Muto, Sodano, del commercialista veronese Attilio Fanini (indagato) e dell’allora assessore alle infrastrutture della Regione Lombardia Raffaele Cattaneo (non indagato). In quell’occasione si cercò di mettere a punto la strategia per salvare la lottizzazione dopo il no del Consiglio di Stato, ma senza riuscirci.

 

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