Trent’anni dopo, al centro del palco ci sono sempre loro. Accanto, la stessa città, cresciuta, ma con gli stessi lineamenti. I musicisti dello storico gruppo La Traccia di Ravenna si ritrovano, reduci da esperienze personali e musicali diverse, mantenendo il loro nome e l’esigenza di parlare alla società. Sabato 28 febbraio al Circolo Aurora di Ravenna Fabio Fiorini (voce e chitarra), Claudio Battaglione (chitarra), Gigi Casadio (basso) e Laimer Molducci (batteria) presentano Alta marea, un progetto rock-cantautorale che parla di sogni, rabbia, onestà e ricordi, riunendo intorno a sé le nuove tessere del mosaico musicale della città, come i Kisses from Mars, i Doormen, gli Actionmen, Nicola Peruch, per una serata di scambi e confronti tra la vecchia e la nuova scuola ravennate.

“Alta marea è un lavoro onesto, perché ci sono parole che sgorgano dal cuore”, spiega il cantante, Fabio Fiorini. La storia de “La Traccia” è ripartita nel 2014, con le contaminazioni degli anni ’70 e ’80, “come se avesse 19 anni e un giorno”. A Ravenna i musicisti crescono nei dedali del centro storico come dentro un vaso di marmellata: l’ambiente musicale, un misto di produzione propria e cover, è storicamente tagliato fuori da molte rotte importanti come la via Emilia. I “vecchi” ragazzi classe 1961 de La Traccia sono cresciuti nella Ravenna più antica, la zona dantesca, piazza san Francesco, dove gli strascichi dei movimenti hippie diedero il via all’escalation dell’uso di droghe. “Ci siamo accorti che le nostre cose – prosegue Fiorini – avevano e hanno ancora un respiro, la possibilità di essere raccontate, di denunciare. Alta marea parla, con parole dirette e crude, degli anni dell’uso di droghe e di chi vive ai margini, di esperienze vissute. Era un lavoro fatto di getto, a 19 anni: la musica è contaminata e ispirata dalle composizioni di Finardi, Pfm, Area, dalla voglia di dire qualcosa con un rinnovato entusiasmo, e il risultato commuove chi aveva abbandonato i testi in un cassetto”.

È stato il chitarrista, Claudio Battaglione, a proporre di soffiare via la polvere dalle note, tirando fuori dalla soffitta gli strumenti per rimettersi a suonare e a studiare insieme. “La nostra necessità è di tornare a proporre la cultura e la cosiddetta musica d’impegno anche nelle sale più piccole. A Ravenna avevamo una rassegna jazz di qualità eccelsa, una qualità che oggi è assicurata solo dal maestro Muti. Abbiamo la pretesa di far ascoltare queste otto nuove canzoni e occupare il nostro spazio, come facevamo una volta, per esempio nei comizi di quartiere, con una prolunga di fortuna prestata per farci suonare agli angoli delle strade”.

Se lo spirito rianimato de “La Traccia” è quello degli anni ’80, ad essere cambiate sono le richieste del pubblico. “Ascoltando nuovi gruppi, ci siamo accorti che esiste l’esigenza di dire qualcosa riguardo al sociale, di parlare di sé e della condizione di una persona precaria, che lotta per il cambiamento con la sua rabbia e i suoi sogni – conclude Fiorini –. Forse le persone e i giovani vanno avvicinati con tematiche vere, che mettano nuovamente al centro l’attenzione per noi stessi e per la società, canzoni che raccontino il passato e diano la voglia di cambiare il futuro, ma non in modo qualunquistico. Questa è una cosa che oggi sento fare solo a Fabi, Gazzè, Silvestri, Capossela, i Marta sui Tubi e pochi altri. Certo, il pubblico sarà più difficile di trent’anni fa, ma noi siamo pronti a ripartire”.

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