Abbiamo discusso nelle puntate precedenti che l’impatto scientifico delle nazioni può essere misurato contando il numero di articoli scientifici e le citazioni da questi ricevute nella letteratura scientifica. Mentre vari autori si sono concentrati sul confronto tra l’impatto scientifico dei diversi paesi, rapportandolo alle risorse investite in università e ricerca, noi ci siamo posti un problema un po’ diverso: se, dall’analisi dell’impatto nei diversi campi scientifici, si possa concludere se le nazioni tendano a specializzarsi o a diversificare le loro attività di ricerca scientifica, e quale sia la scelta più efficiente in termini di competitività scientifica.

Poiché la scienza non è altro che uno dei differenti risultati di una società, questi problemi sono strettamente legati a quello della produzione industriale delle nazioni, per la quale alcune delle principali teorie economiche classiche prescrivono la specializzazione, mentre, recenti studi mostrano che le nazioni sono estremamente diversificate e tendono a produrre tutto il possibile, vale a dire, tutto ciò compatibile con le loro capacità determinate dall’insieme delle infrastrutture, livello tecnologo, sistema educativo, efficienza dello Stato, ecc.

Nella scienza avviene lo stesso? E’ più efficiente e conveniente per un paese diversificare la propria produzione scientifica o specializzarsi? Distribuire le risorse in vari campi di ricerca o accentrarle in pochi “centri di eccellenza”?

Abbiamo perciò analizzato la performance della ricerca scientifica estensiva (il totale) e intensiva (normalizzata alle risorse investite) delle nazioni nei diversi settori di ricerca. Il nostro obiettivo principale è stato di determinare se le nazioni più sviluppate tendano a diversificare al massimo il proprio sistema della ricerca, come avviene per la produzione industriale, o invece tendano a specializzarsi in alcuni settori scientifici in cui la loro competitività è sufficientemente elevata. Per valutare quantitativamente il vantaggio comparato della diversificazione scientifica abbiamo usato un nuovo approccio con cui è possibile definire una misura sia per la competitività dei sistemi di ricerca scientifica delle nazioni sia per la complessità dei settori scientifici. Quest’approccio ha permesso di identificare le nazioni aventi sia il sistema di ricerca più produttivo, sia i campi scientifici che rappresentano i migliori indicatori del livello di sviluppo del sistema nazionale della ricerca scientifica

La conclusione è, dunque, che, come avviene per la produzione industriale, le nazioni di maggior successo tecnologico non si specializzano in pochi specifici domini scientifici quanto piuttosto, diversificano il più possibile il loro sistema di ricerca. La diversificazione è l’elemento chiave per le nazioni di realizzare un sistema di ricerca di successo e competitivo: questa conclusione suggerisce che l’eccellenza scientifica si può intendere come un effetto collaterale naturale di un complesso, eterogeneo, diversificato, e quindi sano, sistema di ricerca.

In un mondo ideale, questo tipo di analisi dovrebbe essere usata dai decisori politici a livello nazionale e europeo per meglio strutturare l’organizzazione della ricerca, che dovrebbe essere di primario interesse pubblico dal momento che un sistema universitario e della ricerca efficiente rappresenta una condizione necessaria, ma certamente non sufficiente, per stimolare innovazione e sviluppo nel sistema economico.

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