Bagni pubblici sì, ma solo grazie alla generosità di una cittadina bolognese. Dopo anni di richieste avanzate dai residenti della zona universitaria di Bologna, un esposto presentato in Procura contro il degrado e le lamentele di chi, soprattutto la notte, si trovava costretto ad attraversare “una latrina a cielo aperto”, piazza Verdi a Bologna avrà finalmente i suoi bagni pubblici. A finanziarli, però, non è il Comune della città rossa. I 35mila euro necessari a coprire i costi dell’opera, infatti, sono stati donati da una privata cittadina, Paola Pavirani, 72 anni, moglie di Marino Golinelli, padre dell’omonima fondazione, che attraverso un “trust di scopo” – strumento di “partnership tra ente pubblico e soggetti privati“, come riporta la delibera approvata dalla giunta di Bologna, “che intendano rivestire il ruolo di finanziatori di opere pubbliche di particolare interesse” – ha deciso di farsi carico dell’intervento. Una scelta applaudita in primo luogo da chi nella zona universitaria, cuore della movida studentesca all’interno della città che ospita l’ateneo più antico d’Europa, ci vive.

Perché da anni i residenti del centro storico lamentavano il degrado della piazza, che la notte si trasforma in una sorta di locale a cielo aperto, tra rifiuti e bottiglie. E non solo. Tanto che nel 2013 avevano presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Bologna “per l’adozione di tempestivi provvedimenti a tutela dell’ordine pubblico, sicurezza pubblica, igiene e sanità in piazza Verdi e zone limitrofe”. Dito puntato soprattutto contro il sindaco democratico Virginio Merola, “che secondo il decreto ministeriale 5 agosto del 2008 deve intervenire per prevenire le situazioni urbane di degrado che favoriscono l’insorgere di fenomeni criminosi, in cui si verifica il danneggiamento del patrimonio pubblico e privato, o che costituiscono intralcio alla pubblica viabilità”. Ma se sul tema si era dibattuto a lungo a Palazzo D’Accursio, sede dell’amministrazione comunale, di bagni pubblici in piazza Verdi non ne erano ancora stati costruiti. Fino ad oggi. Quando “con spirito di solidarietà e senza fini di lucro”, Pavirani ha deciso di “portare a compimento un’opera destinata ad assolvere ad un servizio di pubblica utilità, per poi farne personale dono alla città”.

Tanto che sul web, e non solo, c’è già chi ironizza sui ritardi accumulati dall’amministrazione per provvedere alla realizzazione dei due bagni, che saranno costruiti sulla falsa riga dei vespasiani, oggi dismessi, secondo il progetto dell’architetto bolognese Roberto Maci. “Il fatto che abbiano impiegato tre anni a dare il via libera per la costruzione di due bagni pubblici è paradossale – critica Massimo Bugani, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle – così come è paradossale che i lavori partano solo grazie ai soldi di un privato. Eppure i 300mila euro necessari a rifare il look del cortile di Palazzo D’Accursio li hanno trovati subito, e per costruire quella specie di impalcatura di legno ci hanno messo appena due mesi. Peccato che oggi sia infestata dai topi”.

“Noi avevamo sollecitato la realizzazione dei bagni pubblici in Piazza Verdi già all’inizio della legislatura – attacca anche Patrizio Gattuso, consigliere comunale di Forza Italia – perché è ovvio che fossero necessari”. In città, del resto, i servizi pubblici sono pochi, appena un paio quelli aperti e accessibili, a cui ora si aggiungono i nuovi bagni di Piazza Verdi, che “rientrano nel piano dei lavori pubblici approvato dal Consiglio nel 2014, in modo da armonizzare una zona del centro storico che per l’alta intensità della frequentazione e delle problematiche che la connotano rischia fenomeni di degrado”. “L’intervento del privato, quindi, ovviamente è positivo – conclude Gattuso – però per quanto riguarda l’operato del Comune non si può che provare imbarazzo davanti ai disagi che questo ritardo ha provocato. In termini di senso civico e di attenzione ai servizi per il cittadino è una sconfitta, che si aggiunge ai tanti disservizi scaricati dalla giunta Merola sulle spalle della città”.

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