Il presidente palestinese, Abu Mazen, aveva annunciato sorprese dopo la bocciatura da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu della risoluzione palestinese per la fine dell’occupazione israeliana in Cisgiordania. E Mahmoud Abbas ha rispettato le promesse: in diretta tv ha firmato l’adesione della Palestina a diverse convenzioni, fra cui quella alla Corte Penale Internazionale dell’Aia, che giudica i crimini internazionali più gravi come il genocidio. Israele, per bocca del primo ministro, Benjamin Netanyahu, ha detto che reagirà subito alla decisione di Abu Mazen: “Israele reagirà alla richiesta palestinese di adesione alla Corte penale internazionale”, ha dichiarato, aggiungendo che proprio Abbas è quello che dovrebbe temere di più questo accordo perché legato “ai terroristi di Hamas”.
La risoluzione, presentata formalmente dalla Giordania, chiedeva la fine dell’accordo di pace con Israele entro un anno e lo stop all’occupazione dei Territori entro il 2017, con una ripresa dei negoziati che avrebbe dovuto portare a un accordo sulla soluzione dei due Stati, con i confini del 1967 e capitale Gerusalemme est. La sua bocciatura ha però lasciato l’amaro in bocca alle autorità di Ramallah e alla popolazione della West Bank. Non è stato necessario nemmeno il veto degli Stati Uniti che, secondo fonti governative palestinesi, avevano già annunciato la loro volontà di non far passare la proposta dell’Anp. Gli 8 voti favorevoli non sono stati sufficienti per accogliere la risoluzione dell’Associazione Nazionale Palestinese, con Usa e Australia che hanno votato “no” e altri cinque Stati che si sono astenuti.

Soddisfazione da parte del governo d’Israele che ha accolto la decisione del Consiglio di Sicurezza affermando che una soluzione diversa avrebbe stoppato il processo di pace tra i due Stati. Processo che, però, sembra entrato in un vicolo cieco, dopo gli episodi di violenza degli ultimi mesi, con scontri tra manifestanti palestinesi e forze di difesa israeliane che hanno causato anche delle vittime. Il premier Benyamin Netanyahu ha ringraziato gli Stati Uniti e l’Australia per il loro voto contrario, ma anche Ruanda e Nigeria per la loro astensione “rivelatasi decisiva”. Delusione da parte dei membri dell’Unione europea, il cui Parlamento ha approvato il riconoscimento dello Stato di Palestina. Il capo della diplomazia europea, Lady Pesc Federica Mogherini, precisa che la bocciatura “sottolinea ancora una volta l’urgenza di una ripresa dei negoziati tra le parti e la necessità che la comunità internazionale si concentri su risultati concreti” per arrivare ad un accordo definitivo.

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