Solo il 7 novembre scorso la Procura di Milano aveva inviato un invito a comparire per concorso in bancarotta a Piergiorgio Peluso per il fallimento di Imco, una delle holding con cui i Ligresti controllavano Fondiaria Sai e dichiarata fallita nel giugno 2012. Oggi la II sezione civile del tribunale di Milano ha omologato il concordato fallimentare della società che è passato in giudicato ed è quindi ormai definitivo. Nell’arco di una decina di giorni è attesa anche una decisione sull’omologa del concordato fallimentare di Sinergia.

Una prima proposta di concordato fallimentare per Imco era stata presentata il 7 ottobre 2013 da Visconti srl, la holding dei principali creditori controllata al 76% da Unicredit e partecipata in quote minori da Bpm, Banca Sai e Ge Capital Interbanca, mentre per Sinergia il deposito c’era stato il 31 ottobre dello stesso anno. Successivamente, la proposta aveva subito delle modifiche.

In definitiva, la proposta approvata prevede un rimborso ai creditori chirografari pari a circa il 35% del credito vantato nei confronti di Imco, circa 28 milioni di euro che saranno corrisposti entro tre settimane. Rispetto alla prima proposta depositata nell’ottobre 2013, la modifica più rilevante risale all’estate scorsa, quando il fondo Hines “che in base all’ipotesi di concordato presentata in autunno doveva rilevare i principali terreni di Imco-Sinegia” si è sfilata dalla partita, a causa del crollo del valore dell’area Cerba (da 200 a 6,7 milioni), non più destinata a realizzare il nuovo Centro di biomedica avanzata di Milano, ma in prospettiva relegata dal Comune a terreno agricolo.

L’ipotesi di concorso in bancarotta contestata a Peluso riguarda proprio questo capitolo. La vicenda, come ricostruisce la Procura, ha al centro l’operazione di ristrutturazione di Sinergia, la controllante, che sarebbe avvenuta, come si legge in alcuni atti dei indagine, tramite un trasferimento dei 108,5 milioni di euro di debito bancario sulle “spalle, non robuste, della controllata Imco”, nell’interesse degli istituti di credito, in primo luogo Unicredit e poi GE Capital. Secondo l’accusa sarebbe stato dissipato “il patrimonio di Imco con una operazione – preparata nei mesi antecedenti e perfezionata il 5 agosto 2010 – (…) all’esito della quale Imco assumeva il rilevante debito già in capo alla controllante Sinergia, si indebitava verso i medesimi creditori già della controllante, concedeva garanzie sui propri beni e specialmente l’area c.d. Cerba, giustificava il versamento alla controllante con l’acquisto di un cespite (Tenuta Cesarina) privo di valore commerciale”. Per il pm tutto ciò avrebbe causato il “dissesto” di Imco e un danno patrimoniale rilevante, consentendo a Unicredit di avvantaggiarsi. 

Al posto di Hines – nell’acquisizione dei terreni – erano entrate direttamente in gioco le banche con la Visconti pronta a rilevare tutti gli asset delle holding dei Ligresti (fallite nel 2012) per poi soddisfare i creditori, riservando tuttavia forti tagli sul nominale a coloro che non supporteranno il nuovo progetto e  vorranno subito un pagamento per cassa. Dai documenti messi a punto da Visconti nei mesi scorsi, inoltre, emergeva anche che i debiti di Imco erano saliti a 915 milioni, mentre veniva confermata la rinuncia a crediti per 348,5 milioni da parte del gruppo Fonsai, oggi sotto il controllo di Unipol.

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