I cittadini pendolari devono pagare di tasca propria le spese necessarie per arrivare sul posto di lavoro. Gli amministratori del Comune di Livorno che non risiedono in città potranno chiedere un rimborso delle spese sostenute per raggiungere la sede istituzionale: i costi, stimati in 38mila euro annui, saranno infatti sostenuti dall’amministrazione comunale. La decisione è contenuta in una delibera della giunta M5s guidata da Filippo Nogarin approvata all’unanimità (sindaco e 9 assessori) e dichiarata “immediatamente esecutiva” vista – si legge  “l’urgenza di provvedere in merito”.

Il testo regola i rimborsi per il “raggiungimento della sede istituzionale per gli amministratori residenti fuori Comune”. La giunta ha stimato per il 2014 una spesa pari a 23.242 euro. Per l’intero 2015 e 2016 sono invece stati previsti 38mila euro di rimborsi annui. Anche in caso di “missione” l’amministratore potrà scegliere di utilizzare un mezzo proprio al posto del mezzo pubblico o di quello istituzionale: tutto ciò dovrà comunque avvenire – precisa la delibera – sempre nello spirito di “contenimento della spesa“. La determinazione dell’importo del rimborso chilometrico seguirà gli stessi parametri usati per il raggiungimento della sede (un quinto del costo di un litro di benzina super per ogni chilometro percorso). Il provvedimento approvato sta iniziando a sollevare qualche polemica nonostante il diritto degli amministratori comunali di chiedere rimborsi sia previsto dal Testo unico degli enti locali. Gli amministratori che potrebbero chiedere il rimborso perché non residenti nel Comune di Livorno – ricorda il Tirreno, che ha anticipato la notizia – sono il sindaco Filippo Nogarin (risiede a Rosignano Marittimo e ha rinunciato all’auto blu) e gli assessori Nicola Perullo (Bra, provincia di Cuneo), Gianni Lemmetti (Pietrasanta, provincia di Lucca), Giovanni Gordiani (Scandicci, provincia di Firenze) e Alessandro Aurigi (Rosignano).

Ilfatto.it ha provato a contattare Nogarin e il suo portavoce per avere chiarimenti ma nessuno dei due ha risposto. Gordiani invece precisa: “I rimborsi previsti sono davvero stati ridotti ai minimi termini. Non dimentichiamoci poi che ciascun assessore si è tagliato del 10% la propria indennità”. Lo stesso sostiene Perullo: “Risiedo a Bra e vengo a Livorno generalmente una volta alla settimana, per starci qualche giorno. Ricordo inoltre che, visto che non sono in aspettativa, prendo soltanto il 50% dell’indennità”. Anche il capogruppo grillino in consiglio comunale Francesco Bastone getta acqua sul fuoco: “Non mi sento di biasimare chi chiede un rimborso anche se, e lo dico a titolo personale, avrei preferito in una rinuncia”. Il capogruppo conclude: “Gli assessori stanno facendo un lavoro importante per la città, questa è la cosa davvero importante. I nostri occhi sono concentrati sulla grave crisi occupazionale, il dibattito sui rimborsi non mi sembra francamente prioritario”.

Di tutt’altro avviso il consigliere comunale del Pd Jari De Filicaia: “Visto il particolare momento storico in cui ci troviamo sarebbe opportuna più sobrietà. I grillini hanno fatto della lotta ai privilegi il loro cavallo di battaglia: peccato che quando sono loro a beneficiarne tutto cambia”. Sulla questione abbiamo interpellato anche l’ex assessore Pd al bilancio Valter Nebbiai: “Ai pendolari che da Livorno vanno a lavorare a Pisa o Firenze – punzecchia – non viene generalmente corrisposto alcun rimborso”.

Il meet-up di Livorno se la prende con i giornali. Sulla pagina facebook i media vengono accusati di alterare “con un effetto distorsivo-semantico” il significato della delibera, sottolineando inoltre come la legge sui rimborsi “c’era già e non è stata certamente approvata dal Movimento 5 Stelle”. I grillini ricordano come gli assessori si siano “già decurtati lo stipendio del 20% (10% previsto dalla legge e un ulteriore 10% volontario)” e puntano il dito contro l’ultima amministrazione Pd: “Non si sono fatti mancare nulla: dalle cene ai buffet a convegni, colazioni o trasferimenti alla modica cifra di 27mila euro. Senza citare cene, balli e gran galà di vecchi funzionari pubblici comunali”.

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