E’ dubbia la legittimità costituzionale del quadro normativo sulla cui base l’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni, a dicembre dello scorso anno, ha emanato il discusso Regolamento sulla tutela del diritto d’autore online ed è di conseguenza dubbia la legittimità dello stesso Regolamento.

E’ questa la sintesi della decisione – attesa da mesi – con la quale i Giudici amministrativi del Lazio hanno sospeso i giudizi contro il Regolamento Agcom introdotti da Anso, Femi, Open Media Coalition ed Altroconsumo e chiesto alla Corte Costituzionale di valutare se siano compatibili con la nostra Carta Costituzionale le previsioni di legge sulla cui base l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, presieduta da Angelo Marcello Cardani, ha ritenuto di potersi ergersi a “giudice” del diritto d’autore online.

E’ una decisione che, sebbene interlocutoria, non è esagerato definire storica.

Per la prima volta, in Italia, infatti dei giudici – nella fattispecie quelli del Tar del Lazio – si interrogano circa i limiti costituzionali che la tutela del diritto d’autore online deve incontrare e dubitano, con riferimento al Regolamento varato dall’Agcom, che l’attribuzione, attraverso un provvedimento amministrativo ad un’Autorità non giurisdizionale come l’Agcom, del potere di ordinare la rimozione di ogni contenuto pubblicato online o di ordinare ai provider di  bloccare il traffico diretto verso un determinato sito internet, sia compatibile con la libertà di manifestazione del pensiero sancita dall’art. 21 della nostra Costituzione.

Toccherà ora ai giudici della Consulta decidere se – come sostenuto da mesi da quanti hanno, da subito, dubitato della legittimità dell’iniziativa dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni – provvedimenti di cancellazione di contenuti pubblicati online possono essere assunti anche in mancanza di una norma di legge che espressamente li preveda, disciplinando un adeguato contemperamento dei contrapposti interessi e, soprattutto, al di fuori di un giusto processo davanti ad un Giudice.

Se la Corte Costituzionale, come è auspicabile, riterrà che la tutela della libertà di informazione ha per necessario corollario che ogni sua compressione sia prevista espressamente dalla legge e disposta solo all’esito di un giusto processo, le disposizioni di legge sulle quali il Regolamento Agcom riposa si sgretoleranno e il provvedimento dell’Authority delle Comunicazioni, seguirà la loro stessa sorte, giacché i giudici amministrativi hanno già annunciato che, in tal caso, non potranno che considerarlo illegittimo.

Non hanno vinto i pirati come, probabilmente, nelle prossime ore qualcuno suggerirà di interpretare la decisione del Tar ma ha, semplicemente, prevalso il buon senso ed il rispetto della nostra Carta Costituzionale, baluardo ultimo della nostra democrazia.

A questo punto, oltre che ai giudici della Consulta, la palla passa anche all’Authority del Presidente Cardani: a lui decidere cosa fare ovvero se continuare ad “amministrare giustizia” sulla base di norme che domani la Corte costituzionale potrebbe dichiarare incompatibili con i diritti e le libertà fondamentali nelle quali il nostro Paese si riconosce o sospendere cautelativamente l’efficacia del Regolamento, in attesa che i Giudici della Consulta si pronuncino.

E’ triste ritrovarsi a gioire dell’ovvio ed è triste ritrovarsi a gioire perché un Giudice chiede alla Corte Costituzionale di verificare se il Parlamento prima ed un’Autorità amministrativa indipendente poi hanno agito in violazione di una libertà costituzionale che, come quella di manifestazione del pensiero, è pietra angolare della nostra democrazia.

Ma, ad un tempo, è rassicurante sapere che esista ancora un giudice disposto ad ascoltare e valutare le istanze di chi rifiuta di accettare l’idea che il fine – anche quando sacrosanto come nel caso della tutela del diritto d’autore – giustifichi sempre i mezzi anche costo di farne carne da macello dei nostri diritti fondamentali.

Nota di trasparenza: l’autore del post assiste Anso, Femi e Open Media Coalition nel procedimento dinanzi al Tar contro il Regolamento Agcom. Eventuali eccessi di entusiasmo sono da imputarsi a tale ragione. Me ne scuso con i lettori.

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