Sono ormai migliaia le persone che hanno firmato la campagna ufficiale per la liberazione di Ghoncheh Ghavami, la 25enne anglo- iraniana incarcerata a Teheran per aver protestato contro la legge del governo che vieta alle donne di assistere a competizioni sportive maschili. La famiglia di Ghoncheh aveva dapprima taciuto sulla vicenda sperando in un rapido rilascio ma, dopo quasi tre mesi, ha lanciato l’appello affinché la ragazza, tenuta in isolamento per 41 giorni, senza la difesa di un avvocato e senza accuse formali, venga presto liberata dal carcere Evin, penitenziario di Teheran ove sono rinchiusi gli oppositori politici.

La campagna, lanciata da Amnesty International e Change.org afferma che la ragazza sia stata arrestata per “propaganda contro lo Stato”. Ghoncheh era impegnata in una protesta pacifica fuori dal palazzetto per difendere la discriminazione verso le donne e venne arrestata qualche giorno dopo, quando tornò alla Centrale di polizia per recuperare le cose che le erano state sequestrate dalle guardie. 
Iman, il fratello di Ghoncheh, ha dichiarato in un’intervista al London Evening Sunday che la sorella sta subendo trattamenti disumani. “Al momento divide la cella con un’altra donna – ha dichiarato il fratello- Ha delle ferite e i pidocchi”. La madre di Ghoncheh ha scritto su Facebook che senza la figlia “ogni giorno è insopportabile. Mi presento tutte le mattine all’ingresso della prigione  e mi mandano via senza risposta, restituendomi alla disperazione”. 

Il capo della polizia iraniana Esmail Ahmadi Moghaddam ha dichiarato all’agenzia Fars che: “Al momento, la questione della promiscuità maschile e femminile negli stadi non è di pubblico interesse. La posizione presa dalle istanze religiose e dal leader supremo resteranno invariate e come tutori dell’ordine vieteremo l’ingresso delle donne allo stadio”. 

“Ghoncheh era già stata arrestata a 16 anni per aver tentato di entrare in uno stadio della capitale per assistere ad una partita di calcio” – racconta il fratello – “Ma era convinta che la situazione sarebbe cambiata con il cambio della presidenza. Aveva rassicurato i nostri genitori mostrando loro un giornale che annunciava le nuove promesse dell’amministrazione Rouhani. Ma ciò che è successo dimostra il contrario”. 

Ghoncheh, che a Londra ha studiato per diventare avvocato, dopo la laurea ha lavorato per un’associazione che si occupa di supporto per le donne vittime di abusi ed è interessata al diritto umanitario internazionale. “Ma in Iran le donne sono considerate inferiori sia socialmente che legalmente” chiosa Iman “Per lei qualsiasi piccolo diritto sottratto alle donne era importante, e le autorità iraniane sono spaventate da chiunque organizzi qualcosa contro il governo. E lei è senza paura”.

Un appello per la liberazione di Ghoncheh è arrivato anche dal presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, nell’incontro con l’ambasciatore dell’Iran Jahanbakhsh Mozzafari, in Italia per una visita alla Fiera del Levante: “Per me – ha detto Vendola – non era possibile non approfittare di questo incontro non solo per alludere generalmente alla questione dei diritti umani e dei diritti delle donne in Iran ma per sollevare una questione specifica. L’ambasciatore ha detto che sarà sua cura intervenire sulle autorità governative perché possano sensibilizzare le autorità giudiziarie del suo Paese e spero che sia possa ricevere una buona notizia”.

Tra le migliaia di firme raccolte per Ghoncheh anche il presidente italiano della Federvolley Carlo Magri, si unisce all’appello lanciato dal fratello e dalla madre della ragazza. “Speriamo la liberino presto. Mi unisco anch’io all’appello per la sua liberazione”. “Noi abbiamo già fatto un appello quando questa ragazza è stata arrestata – aggiunge Magri – insieme al presidente del Coni, Giovanni Malagò e al nostro allenatore Mauro Berruto, mi dispiace davvero che dopo più di due mesi non si sia risolto il caso”. “Sono di ritorno dai mondiali maschili in Polonia e ho visto tantissime ragazze iraniane a tifare per i loro beniamini ed è una cosa bellissima, speriamo che il prima possibile lo possano fare anche a casa loro”, conclude il numero uno della pallavolo italiana.

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