Dieci milioni di euro al giorno: è questo il costo del ritardo digitale dell’Italia, secondo il Censis. Se l’Italia uscisse dai suoi ritardi tecnologici, dice il centro di ricerca, immediatamente si renderebbero disponibili 3,6 miliardi l’anno, una cifra da legge finanziaria. E’ con queste premesse che è in corso a Venezia Digital Venice, l’appuntamento di cinque giorni per tracciare la mappa dell’Agenda digitale in Europa.

Martedì 8 luglio, il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il vice presidente della Commissione europea Neelie Kroes hanno discusso con i più importanti attori del digitale – da Vodafone a Telecom passando per Microsoft, Samsung, Facebook e l’italiana Yoox – i punti chiave della Carta di Venezia, memorandum per le strategie sulle politiche digitali nel Vecchio Continente.

Per Renzi, è tempo di investire sul digitale, uscendo (almeno su questo fronte) dall’austerity: “Ogni singolo euro investito in infrastrutture digitali va escluso dal Patto di stabilità Ue”, ha detto il premier. Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione e commissario per l’Agenda digitale europea, pare essere d’accordo sullo scorporo delle spese in modernizzazione digitale dai tetti del patto. “L’Italia deve avere il coraggio di cambiare, sia nella parte interna, come giustizia e burocrazia, sia anche nella capacità dei nostri ragazzi di far crescere le proprie idee – ha poi detto Renzi – e l’evento di Venezia dimostra che in Italia le cose accadono, in modo anche affascinante. L’occasione dell’Italia è fare l’Italia: smetterla di piangersi addosso e provare concretamente nei mille giorni che verranno a cambiare faccia, anzi interfaccia”.

Per ora, però, a parte i proclami, nessuna notizia di portata clamorosa. E se per Renzi “ogni euro speso in digitalizzazione è una scommessa sul futuro”, in realtà siamo di fronte a qualcosa di più di una scommessa: secondo la Ue infatti se l’Italia mettesse a segno gli obiettivi dell’Agenda digitale, otterrebbe un beneficio del 7% del pil. Molto più di una scommessa.

Intanto, i dati del Censis la dicono lunga sulla situazione italiana: le persone con età compresa tra 16 e 74 anni che utilizzano Internet sono il 58% del totale, contro il 90% del Regno Unito, l’84% della Germania e l’82% della Francia (la media europea è del 75%). Di questi, solo il 34% interagisce via web con le amministrazioni pubbliche, contro il 72% della Francia, il 57% della Germania e il 45% del Regno Unito (la media europea è del 54%). Altri dati: i laureati italiani in discipline scientifiche e tecnologiche con meno di 30 anni sono solo 13,2 ogni mille abitanti della stessa età, contro i 22,1 della Francia, i 19,8 del Regno Unito, i 16,2 della Germania (la media europea è di 17,1). Per finire: delle 2.254 imprese iscritte nell’elenco ufficiale delle camere di commercio italiane, il 60,9% non ha un sito Internet. Con questi dati, servirebbe un’Agenda digitale alla settimana.

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