La risposta che viene in mente, quasi senza pensarci, è la California. Il pensiero corre alla faglia di San Andreas, sempre pronta a scatenarsi, con il suo interminabile e spettacolare percorso di 1300 chilometri, schiacciata fra la placca pacifica e quella nordamericana. 
E invece, per l’anno 2014 almeno, la risposta non è la California. E’ l’Oklahoma.

Fra il 1978 e il 2008 in Oklahoma si registravano circa due terremoti l’anno di magnitudo 3.0 o più e lo Stato era considerato stabile, nonostante la presenza di un complesso sistema di faglie sotterranee. La tendenza al rialzo è iniziata nel 2009, e non si sa se è quando finirà..

I numeri sono strabilianti.

Nel 2011 due terremoti senza precedenti per l’Oklahoma di magnitudo 5.0 e 5.7 a Prague. Nel 2013 un totale di 109 terremoti di magnitudo superiore al grado 3, con un aumento del 5000% rispetto al normale, secondo i geologi. Nel 2014 di terremoti ce ne sono stati già 207 – fino ad adesso, metà annata. In California ‘solo’ 130.

Di chi è la colpa? Sciami sismici ogni tanto emergono anche nell’interno degli Usa, ma qui, come dice il geologo Rob Williams dell’Usgs si tratta molto di più di uno sciame sismico: si tratta di eventi che continuano a ripetersi, su aree molto vaste e con terremoti abbastanza intensi. Certo, dice Williams potrebbe pure essere un evento raro e naturale, di quelli che accadono ogni diecimila anni, ma la causa più probabile per molti di questi terremoti è il fracking in atto in Oklahoma e sopratutto la reiniezione di materiale di scarto di pozzi di petrolio e di gas nel sottosuolo

I fluidi immessi nel sottosuolo ad alta pressione non creano faglie nuove, ma lubrificano quelle esistenti che magari erano in queiscenza e modificano tutti gli equilibri sotterranei. Ad esempio, a Settembre 2013 una apposita commissione ha ordinato a un operatore di fluidi di reiniezione di abbassare le pressioni e di dimunire i volume di reiniezione dopo un improvviso sciame sismico in zona.

Ma l’Oklahoma petrolizzata non è un pozzo o due, è quasi tutto lo Stato. In 70 delle 77 contee dell’Oklahoma si estrae petrolio o gas. L’80% del territorio dello stato è caratterizzato da un pozzo di reiniezione nel giro di almeno nove miglia. In totale ce ne sono 4,500.

Le operazioni di reiniezione vanno avanti in Oklahoma da quasi venti anni. Perché se ne sentono gli effetti solo adesso?

abstract-terremoti-oklahomaDanielle Sumi, geologa dall’Usgs spiega semplicemente che a un certo punto si arriva ad un punto critico in cui il sistema non può più assorbire tutti i fluidi reimmessi, e le pressioni sotterranee diventano cosi elevate che questa viene scaricata sotto forma di terremoto.

E infatti, il terremoto di Prague è stato attribuito alle operazioni di reiniezione che hanno prima causato il terremoto di intensità 5.0, innescando a sua volta quello di intensità 5.7. Le operazioni petrolifere hanno qui riattivato la faglia di Wilzetta, fino ad allora dormiente.

E siccome non ci sono abituati, il primo pensiero dei residenti dell’Oklahoma va altrove: saranno camion che fanno incidenti, sarà la lavatrice che cade, saranno le fondamenta della casa che cedono. Qualcuno fra i più anziani ha pensato ad un nuovo attacco terroristico, come ad Oklahoma City, nel 1995. Ci sono pure scosse in diretta in televisione con i reporter che cercano di mantenere la calma.

Intanto le assicurazioni contro i terremoti vanno a ruba.

Qui immagini e grafici sui terremoti dell’Oklahoma. 

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