Al primo turno il Pd è stato tradito da qualche centinaio di voti e da una manciata di punti, fermandosi sulla soglia del 46%. Troppo poco per festeggiare una volta per tutte la riconquista di Sassuolo, quasi 40mila abitanti, cuore del distretto delle ceramiche e una delle poche realtà del Modenese da cinque anni in mano a un’amministrazione targata centrodestra. Una sorta di “pecora nera” nella rossa Emilia, ancora immune all’effetto Renzi. E che l’8 giugno (urne aperte dalle 7 alle 23) dovrà decidere se riconfermare il sindaco uscente, Luca Caselli, o se puntare tutto sul nome scelto dal centrosinistra, Claudio Pistoni. A separare i due un distacco notevole.

Se il 25 maggio Pistoni ha guadagnato 10.151 preferenze, ossia il 46% dei voti (ricalcando il risultato delle Europee in città, dove il Pd ha preso il 46,8%), la lista di Caselli, nella quale convivono Forza Italia, Lega nord e Fratelli d’Italia, non è riuscita a sfondare la soglia del 32%, bloccandosi al 31.64% (equivalente a 6.913 voti). Il Pd parte quindi con un solido vantaggio. Nelle precedenti amministrative del 2009, quando Caselli riuscì a strappare la città alla sinistra con un risultato storico, la distanza tra i due avversari era molto meno marcata. Anche all’epoca fu decisivo il ballottaggio, dopo che al primo turno il candidato del Pd, Graziano Pattuzzi, non era riuscito a superare il 46%, contro il 44% di Caselli. Sembra quindi che questa volta il centrosinistra non corra il rischio di incontrare grossi ostacoli. Ma resta comunque difficile pensare a un esito scontato. La sfida è ancora aperta e lo dimostrano questi ultimi giorni di campagna elettorale, con i candidati impegnati nella caccia all’ultimo voto.

Decisive le manovre con gli altri partiti per ridefinire accordi ed equilibri, anche se tutti, pubblicamente, tendono a negare apparentamenti. A fare gola è soprattutto il 10% portato a casa da Erio Huller, il candidato del Movimento 5 stelle, che però vede qualsiasi indicazione di voto o idea di alleanza come fumo negli occhi. Probabile quindi che l’8 giugno l’elettorato grillino voti in ordine sparso. Corteggiatissimo è anche Giorgio Barbieri, per quattro anni assessore proprio della giunta Caselli, che alle elezioni ha deciso però di correre da solo, con una lista civica chiamata Sassuolo 2020, portando a casa oltre l’8% di voti.

Di sicuro a pesare sulla campagna elettorale di Caselli, avvocato classe 1972, con un passato nell’Msi e in Alleanza nazionale, è la questione legata alla Sgp. La sigla sta per Sassuolo Gestioni Patrimoniali. È una società con socio unico il Comune e un debito record di 80 milioni di euro. Una vera grana che a fine del 2013 ha rischiato di trascinare nel baratro i conti della città e su cui gli avversari di Caselli hanno incentrato gran parte della loro campagna elettorale. Anche il sindaco uscente però ha riservato qualche cannonata al Pd sempre su questioni economiche. Nel mirino il bilancio del comune di Fiorano Modenese, di cui Pistoni è stato sindaco per dieci anni, prima di presentarsi alle amministrative di Sassuolo. Secondo Caselli il bilancio di Fiorano oggi soffrirebbe per i debiti, pari a quasi 30 milioni di euro, lasciati in eredità proprio dalla gestione Pistoni.

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