Gli Stati Uniti, dove nei giorni scorsi 35 persone sono decedute a causa di una serie di tornado, in un prossimo futuro potrebbero subire l’impatto di fenomeni atmosferici sempre più intensi e più frequenti e questo a causa di un aumento delle temperature nell’Africa del Nord. L’allarme arriva dai ricercatori dell’università di Stanford, secondo cui il riscaldamento del Sahara influenzerà in particolare gli uragani atlantici.

Il cambiamento climatico, secondo gli esperti, intensificherà infatti le ‘onde orientali africane’, perturbazioni che si formano sopra l’Africa settentrionale e che alimentano l’80% degli cicloni tropicali più intensi, spiegano gli studiosi. Le onde si formano nella stagione estiva e viaggiano da est a ovest, traendo la loro forza dalla differenza di temperatura tra il deserto del Sahara e le coste del Golfo di Guinea. Sono responsabili delle piogge in alcune zone aride dell’Africa del Nord e trasportano la polvere del Sahara attraverso l’oceano. Ma non solo: “Hanno un ruolo anche nel clima dell’Atlantico, Stati Uniti compresi”, dice l’autore dello studio, Noah Diffenbaugh.

Gli esperti hanno simulato le variazioni del clima nel caso in cui la concentrazione di biossido di carbonio nell’atmosfera raddoppiasse rispetto ai livelli attuali, una condizione che potrebbe verificarsi entro la fine del secolo se le emissioni di gas a effetto serra non saranno ridotte. In questo scenario l’incremento delle temperature sarà molto più elevato nel Sahara che nelle coste della Guinea. Aumenterà cioè la differenza di temperatura tra le due aree, “fornendo maggiore energia alle onde orientali africane”.

“Onde più forti potrebbero influenzare gli uragani atlantici”, osserva Diffenbaugh. “Le onde non diventano automaticamente uragani, ma creano un ambiente protetto in cui si possono sviluppare piogge significative e un movimento verticale del vento”. In pratica “sono il seme degli uragani”. La maggiore forza delle onde orientali è tuttavia solo una delle conseguenze del cambiamento climatico che avrà impatto sugli uragani. Un recente studio del meteorologo Kerry Emanuel del Mit, ad esempio, ha analizzato gli effetti dell’incremento della temperatura superficiale marina sulla dimensione, la durata e la forza dei cicloni tropicali, scoprendo che con un aumento di 6 gradi raddoppierebbe sia l’energia cinetica coinvolta in ogni ciclone, sia la quantità di precipitazioni, mentre diminuirebbe la loro frequenza.

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