Rincara la dose su Napolitano (“mi fa venire in mente Profondo rosso”), torna a confondere il governo sull’appoggio alle riforme (“nel 2015 si andrà a votare”) e poi sfida i giudici del Tribunale di sorveglianza parlando di sentenza golpe contro di lui. Continua così, alzando sempre l’asticella e cambiando linguaggio e toni in base al target, la campagna elettorale di Silvio Berlusconi. La tappa di oggi (dopo l’intervista di ieri sera a Corrado Formigli per Piazzapulita) è “in casa”, a Mattino Cinque. Si parte con una previsione economico-politica, non motivata ma di sicuro effetto: “Il desiderio della sinistra è di arrivare con questo governo e questa legislatura al 2018, io invece penso che purtroppo le cose per la nostra economia non andranno bene e bisognerà tornare a votare tra un anno, un anno e mezzo”. E già sembra una frase forte. Invece è solo l’antipasto prima delle vere “sparate” dell’intervista.

“L’attuale situazione è lontana da tutte le regole democratiche, purtroppo in Italia noi abbiamo avuto 4 colpi di stato. Un colpo di stato si ha quando un governo viene mandato a casa e ce n’è un altro che non passa dalla urne”, ha continuato. Un passaggio necessario per arrivare al punto: i giudici che lo hanno condannato. E più passano i giorni, più Berlusconi sembra non curarsi delle prescrizioni del Tribunale di sorveglianza, che ha disposto la revoca dei servizi sociali in prova in caso di nuovi attacchi alle toghe. L’ex Cavaliere gioca sul filo, tra il lecito (criticare una sentenza) e l’illecito (attaccare i giudici): la sentenza Mediaset è un colpo di Stato, ed è stata utilizzata per cacciarmi dal Senato e rendermi incandidabile per 6 anni e ha tolto il leader del centrodestra e l’unico che riusciva a tenere insieme i moderati”.   

Finita qui? Per nulla. Tocca a Napolitano. Ieri attaccato per non aver concesso la “doverosa” grazia al condannato anche senza riceverne richiesta, oggi congedato con una battuta: “Mi viene in mente un film, Profondo rosso“, ha detto commentando la foto del Capo dello Stato in una sorta di intervista fotografica”. 

E’ il turno degli avversari. A partire da Beppe Grillo: “Gli italiani devono imparare ad averne molta paura, perché Grillo, lo si vede anche dal modo con cui organizza la sua setta, mi fa ricordare personaggi che si sono presentati nella storia, per esempio Robespierre, che voleva imporre uno Stato di virtù ed è finito nel terrore, è finito con la gigliottina”. Robespierre, ma non solo: “Ma andiamo anche più vicino a noi – prosegue l’ex premier – Marx, Lenin e Stalin che diedero vita al regime comunista, il regime più accentrato, più criminale, più sanguinario della storia. Grillo è esattamente il prototipo di questi signori, Hitler compreso. E non dobbiamo sorridere, perché già adesso ha dichiarato in questi giorni che se il suo partito dovesse essere il primo alle elezioni europee vorrà avere in mano il governo del Paese. E personaggi come lui, non possiamo ignorare la storia, vedono il nemico negli altri e quando arrivano al potere li distruggono anche fisicamente e impongono un regime dittatoriale che è in contrasto totale con la democrazia”.  

Prima dei saluti, c’è spazio per un’altra finezza, una dedica ad Angela Merkel. Dopo qualche secondo di silenzio, passato a scrutare la foto della Cancelliera tedesca, ecco la battuta: “Posso dirla in romanesco?”, chiede il padrone di casa al conduttore di turno. “Aridatece Kohl“. Applausi. Fine delle trasmissioni. Almeno per questa mattina.

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