Potrebbe durare fino alla fine, o forse finirà impallinato alla prima mozione di sfiducia. Dopo la giunta di superstar, dopo Franco Battiato e Antonino Zichichi, dopo gli assessori tecnici, Rosario Crocetta ha scelto una normale notte infrasettimanale per lanciare il suo secondo governo. Una nuova giunta siciliana era stata richiesta già a settembre dall’ex segretario democratico Giuseppe Lupo: ipotesi sempre respinta dal presidente, che era arrivato a farsi mettere in minoranza dal suo stesso partito, pur di tirare dritto per la sua strada. In pochi mesi però il Pd ha cambiato segretario nazionale, premier e luogotenente regionale. E ora Crocetta ha nominato sei nuovi assessori, rischiando l’ennesimo cortocircuito tutto interno ai democratici.

Un governo regionale che potrebbe avere un effetto domino nei rapporti tra il Partito Democratico siciliano e quello nazionale. La scaletta delle dichiarazioni d’agenzia racconta di un segretario regionale, il giovane turco Fausto Raciti, clone di Acireale di Massimo D’Alema, pronto a far cadere il governo dopo le scelte di Crocetta. Dichiarazioni esattamente agli antipodi rispetto a quelle di Davide Faraone, luogotenente di Matteo Renzi in Sicilia, che invece il nuovo governo lo avrebbe addirittura avallato. “Su impulso del componente della segreteria nazionale, Davide Faraone; sentiti tutti i partiti, ho colto le esigenze programmatiche che vengono dalla società, dai lavoratori, dal mondo degli imprenditori, guardando prima di ogni cosa ai giovani, ai disoccupati, ai deboli che rischiano di essere schiacciati dalla crisi” ha scritto Crocetta in una nota che tradisce una chiara excusatio non petita. L’accusatio manifesta è invece rappresentata dallo strappo con il Pd siciliano, che è ormai cosa fatta: al netto del bilancio di partiti e correnti, questo è infatti un governo del presidente.

I punti cardine della seconda giunta dell’ex sindaco di Gela sono rappresentati dai nuovi assessori all’energia e all’economia. Nel primo caso è stato scaricato il pm in aspettativa Nicolò Marino, ai ferri corti con Confindustria dopo la querelle col gruppo Catanzaro, attivo nel settore dello smaltimento rifiuti, che nelle ultime ore ha specificato di avere pronta una maxi querela ad personam contro l’ex sostituto procuratore di Caltanissetta: “Ogni giorno leggo che Forza Italia lo vuole candidare, ma lui non smentisce: se lo indicano in giunta facciamo le larghe intese, perché non posso vivere così, non c’è più fiducia e il Pd mi pugnalerebbe” confidava Crocetta domenica scorsa alla direzione regionale del Pd. Al posto dell’ex fidato Marino (in passato titolare di un’inchiesta su Crocetta, poi archiviata) subentra Salvatore Calleri, presidente della fondazione intitolata ad Antonino Caponnetto, l’ex procuratore capo di Palermo. Nelle ultime ore si era vociferato di un arrivo di Antonio Ingroia ai vertici dell’assessorato all’energia: ipotesi che ha ricevuto il veto dal Pd e dall’Udc. “Spero sia un errore” ha commentato il segretario siciliano del Pd Raciti. All’economia, invece, Crocetta ha piazzato l’avvocato Roberto Agnello, esperto in questioni di bilancio con esperienze al ministero della Salute, che prende il testimone da Luca Bianchi, economista romano, che come il suo successore è in quota democratica.

“Da questo momento le deleghe sono politicamente azzerate, verranno discusse insieme ai partiti sulla base dell’utilizzo ottimale delle loro competenze e professionalità” ha spiegato Crocetta, dopo la nomina di altri quattro nuovi assessori, incoronati senza una delega precisa. Si tratta di Nico Torrisi, presidente di Federalberghi in quota Udc, di Paolo Ezechia Reale, già candidato sindaco sconfitto a Siracusa, indicato dal gruppo parlamentare Articolo 4 del sopravvissuto Lino Leanza, più di Antonino Fiumefreddo, editore del quotidiano on line Sud Press, sponsorizzato dal deputato catanese Marco Forzese. Tutti assessori per i quali non è al momento prevista alcuna delega precisa. “Non è una decisione autoreferenziale, ma vuole essere in sintonia con la società, la politica e i partiti che spero non creino più ulteriori spettacoli perché la Sicilia ha bisogno di decisioni e anche in tempi rapidi” ha spiegato Crocetta. Come dire che, dopo il tira e molla con i partiti, l’unico modo per salvare il governo è contrattare sulle deleghe. Salvati invece i fedelissimi del presidente: Lucia Borsellino, figlia di Paolo, alla Sanità, la giovane Nelli Scilabra alla Formazione, protetta da Beppe Lumia, la bergamasca Michela Stancheris, ex segretaria di Crocetta a Bruxelles, titolare dell’assessorato turismo, Mariarita Sgarlata in quota democrat ai beni culturali e Linda Vancheri alle attività produttive, gradita a Confindustria Sicilia di Antonello Montante. Confermata a sorpresa anche Patrizia Valenti agli enti locali, indicata dall’Udc. “È eterodiretta da Roma, e non va bene” diceva Crocetta, poche ore fa. Oggi l’ha inserita nel suo nuovo governo. Come dire che il presidente ha tenuto fede al motto supremo dell’isola: cambiare tutto perché nulla cambi. Sperando di non cadere presto in un’imboscata del suo stesso partito. Ma essendo la Sicilia terra dove può succedere tutto e il suo contrario, nessuna delle ipotesi si può al momento escludere.

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