Incontri ravvicinati del quinto tipo

Cosa starà mai dicendo Mary Poppins a Lara Croft? È probabile che la stia amorevolmente sgridando perché, da una contessa inglese del suo rango, ci si aspetterebbe un abbigliamento più consono. Tex e Capitan America staranno magari parlando delle prossime mosse del presidente Obama, e l’Uomo Tigre, per come si muove, sta forse impartendo una lezione di tecnica di combattimento a Ken. E se non bisogna essere dei geni per immaginare cosa voglia Lupin III dalla tigrata Lamù, facciamo fatica a veder flirtare la bellissima Fujiko (ex Margot) e il cavernicolo Flinstone come due piccioncini. Tranquillo, nessuna allucinazione. Né devi preoccuparti per la tua salute mentale. Ti trovi semplicemente in uno dei tanti ritrovi dei cosplayers: il Romics di Roma.

Vivere da cosplayer trasforma per qualche ora il tuo mondo normale in un universo fantastico nel quale la Garbatella può assumere le tinte un po’ dark di Gotham City, non appena diventi l’Uomo Pipistrello, e la tua utilitaria prendere le sembianze della Batmobile. Una realtà parallela dove, se non sai come aprire una bottiglia di birra o il tuo smartphone non funziona, ti dirigi sicuro verso l’ispettore Gadget, sicuro che qualcosa spunterà dal suo cappello per aiutarti. Poco importa se fuori ci sono 5 gradi e tu sei Eta Beta o Mileena, o i gradi sono invece 40 e ti prepari ad affrontare la giornata da M. Bison.

Nessun problema se hai qualche chiletto in più e vuoi metterti nei panni di Nami, o se la prontezza del tuo Pegasus (Seiya) nel difendere Lady Isabel è stata messa a dura prova dalle lunghe giornate passate dietro la scrivania, oppure se avevi l’intenzione di vestire i panni di Mister T e la gente ti prende invece per Barbapapà. Alla passione non si comanda, e il cosplay è democratico. Nessuno che osi sindacare le scelte altrui.

Come Medioevo comanda

Sempre più numerosi giovani e meno giovani, vestiti di tutto punto da cavalieri e damigelle, eretici e monaci, mendicanti e borghigiani, soldati cristiani e musulmani, trascorrono il tempo libero rivivendo antiche esperienze anche al di fuori delle feste comandate e di altre occasioni ufficiali: si avventurano per boschi e foreste fuori porta per affrontarsi all’arma bianca o partecipano a tornei d’altri tempi che li vede barricati in castelletti e fortezze medievali (come nell’Âge des ténèbres del regista canadese Denys Arcand). Padri e madri irreprensibili, studenti e insegnanti, professionisti seri e inappuntabili evadono dal quotidiano per simulare rinnovate “barbarie” o per esorcizzare le rinascenti paure dello scontro di civiltà di questi nostri ultimi, dilaniatissimi anni. Un Medioevo ricreato dai Grv (Giochi di Ruolo dal Vivo), in inglese Larp (Live Action Role-Playing [Games]), nei quali può volersi oggi calare un cosplayer. Siamo nei paraggi delle tante manifestazioni, tutte in stile “età di mezzo”, ospitate da castelli e antichi borghi, città e cittadine della nostra penisola: il gioco è facile, ma potrebbe farsi ben più difficile. Perché, se ti fa toccare con mano i tuoi eroi, il cosplay può anche smontare i punti fermi sui quali hai edificato la tua giovinezza.

L’idraulico che ripara un guasto mentre la signora è sola in casa, materializzatosi in tanti esemplari di commedia all’italiana, può trasformarsi in una procace versione femminile del buon vecchio (Super) Mario Bros.; le curve di Barbie possono trapiantarsi sui ben più robusti fianchi della sua versione transex, e Catwoman, un tempo intrappolata in una tuta di latex che poco o nulla lasciava all’immaginazione, può incamminarsi verso la pensione; Capitan Harlock può passeggiare mano nella mano, molto romanticamente, con un guerriero ninja.

Tre anni fa, sbarazzatasi di Peter Parker, la Marvel Comics decise di sostituirlo nel ruolo con un nuovo personaggio nella serie Ultimate, nella quale Spiderman veniva calato in un mondo parallelo. Fatto morire il diafano Peter per mano di Goblin, lo sostituì con un eroe (Miles Morales) dai tratti somatici un po’ da nero e un po’ da ispanico: half-black e half-Hispanic. Molti giornali scrissero che il nuovo Uomo Ragno era omosessuale. Era falso, anche se il nome dell’eroe assonava maliziosamente con quello del fondatore dei Village People (Jacques Morali), ma oggi la realtà supererebbe ogni immaginazione.

Al Romics non ci saremmo stupiti se, improvvisamente, ci si fosse parato davanti l’incredibile Hulk tutto preso a cantare e a ballare Macho Man.

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