I magistrati che indagano sulla trattativa Stato-mafia hanno incontrato il ministro dell’Interno, arrivato in Sicilia per il vertice in prefettura del comitato per l’ordine e la sicurezza. Dopo le minacce di morte di Totò Riina dal carcere al pm Nino Di Matteo, i vertici delle Forze dell’ordine e della procura di Palermo, hanno voluto manifestare la loro vicinanza ai colleghi minacciati. “Lo Stato è più forte di chi lo vuole combattere”, ha detto Angelino Alfano. “Nell’ambito del delicato processo per la trattativa si inseriscono tante minacce nei confronti di tanti magistrati a cui oggi siamo venuti a dire che lo Stato li protegge, è dalla loro parte. Ogni mezzo tecnico e meccanico di cui lo Stato dispone sarà a loro disposizione per la loro protezione personale e fisica”. 

All’ordine del giorno anche l’utilizzo del bomb jammer, il dispositivo elettronico in grado di neutralizzare qualsiasi ordigno esplosivo piazzato nei pressi delle auto blindate dei magistrati. “E’ stato messo a disposizione” ha detto il vicepremier, che sull’argomento deve ancora rispondere ad un’interrogazione parlamentare presentata il 14 ottobre scorso dal deputato del M5S Luigi Di Maio. In realtà sono ancora in corso le ultime sperimentazione per saggiare i possibili effetti collaterali del dispositivo, fino ad oggi mai utilizzato nei centri abitati. 

Ma oltre alla vicinanza ai pm minacciati, Alfano invita a mantenere alta l’attenzione sia verso il lavoro della magistratura palermitana, sia sulla tensione interna al Paese: “Noi non possiamo escludere che ci sia la tentazione di riprendere una strategia stragista dopo questi anni di silenzio dal punto di vista dei grandi delitti eccellenti e al tempo stesso possiamo affermare che lo Stato è pronto ad ogni intervento di prevenzione e a ogni intervento di repressione”. Durante la riunione, si è anche parlato di nuove minacce indirizzate al pm Di Matteo, registrate dalle cimici piazzate dagli investigatori che intercettano Riina, che sarebbero già state trasmesse ai pm di Caltanissetta che indagano sulle intimidazioni subite dai magistrati siciliani.

Hanno partecipato all’incontro il capo della polizia Alessandro Pansa, il comandante generale dei carabinieri Leonardo Gallitelli, il comandante generale della Finanza Saverio Capolupo, il procuratore di Palermo Francesco Messineo e i quattro pm che coordinano l’inchiesta sulla Trattativa. Presenti anche il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato e il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari. 

 

 

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