Immagina, puoi. Lo dice la società che mi fornisce la connessione internet e io ci ho creduto.

Immagina, puoi. Perché i problemi li avevo avuti anche prima, a casa dei miei genitori, quando di punto in bianco non funzionava il telefono e la connessione, così senza un perché, isolati dal mondo.

Immagina, puoi. Perché parlare con un operatore è più difficile che vincere al Superenealotto. “Pronto?” Click. Subito giù, dopo infiniti minuti ad ascoltare la stessa terribile canzoncina (a mie spese dal cellulare, dato che il fisso è isolato, of course).

Immagina, puoi. Che anche quando rispondevano non si capiva nulla, perché parlavano uno strano idioma a metà tra inglese e italiano con vago accento dell’Europa Orientale. “Come dice, Mister Pipitone? Io non capisco”. Neanche io.

Immagina, puoi. Perché anche con l’immaginazione più fervida non potevo credere a quello che sentivo. “Ragazzi, chiamate di massimo dieci minuti, poi mettete giù” diceva dall’altro capo del telefono un’autoritaria voce vicina all’operatore, intento a smanettare sul suo pc per capire quale fosse il guasto. Operatore molto efficiente. Dopo circa 9 minuti ha messo giù. Click.

Immagina, puoi. Perché quando dopo 8 giorni minacci azioni legali, o comunque chiedi di essere rimborsato, ti rispondono: “Faccia un fax”. A che numero? E con scritto che? Click.

Immagina, puoi. Perché nonostante tutto l’ho rifatto. Nuovo contratto, a casa mia, con la stessa compagnia.

Immagina, puoi. E non ci voleva chissà quale immaginazione per capire di stare bissando lo stesso errore, dato che l’amico con cui divido casa, provando ad aprire un contratto su Internet, aveva scoperto di essere già abbonato alla stessa compagnia, a sua insaputa, col suo codice fiscale, in una città in cui non aveva messo mai piede. “Com’è possibile?” ha chiesto. Click.

Immagina, puoi. Ma non abbiamo desistito, e un nuovo contratto lo abbiamo fatto lo stesso. Ormai più di un mese e mezzo fa. “Tra pochi giorni sarai contattato da un nostro tecnico e la connessione sarà attiva” mi dice il loro portale Internet. Da un mese e mezzo circa, appunto.

Immagina, puoi. Perché dopo lo stesso iter di canzoncine d’attesa a mie spese, un operatore mi ha informato di non sapere a cosa fosse dovuta la lunga attesa. Ma non starò già pagando? “Certo paga dal 19 settembre”. Sto pagando una connessione che non ho mai avuto. “Ma potrà chiedere il rimborso” ha detto. E come? Click.

Immagina, puoi. Perché poi un altro operatore mi ha tranquillizzato. “Pagherà solo dopo l’installazione e la consegna del modem”. Quando? “Non lo sappiamo, quando verrà il tecnico: il portale mi dice tra il 22 ottobre e …”. Click.

Immagina, puoi. Perché dopo tutto questo, ogni giorno, sul tergicristallo della mia auto trovo un volantino giallo e nero, sempre uguale. Ci sono scritte solo due parole: Immagina, puoi.

Cara Fastweb, io non desisto. E per non sbagliare, la connessione Internet immagino di averla. Come immagino che neanche un euro verrà toccato dal mio conto corrente. Vero? Click.

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