Il Centro di cardiochirurgia infantile dell’Università di Damasco rischia di chiudere. “Abbiamo ridotto le operazioni. Ci restano al massimo tre mesi di attività”, spiega il direttore Tammam Yousseff. Un’eventualità che toglierà ogni speranza agli oltre 40mila bambini in attesa di un’operazione che salvi loro la vita. Il progetto, nato nel 2000 grazie alla collaborazione del governo italiano, ha bisogno di fondi. Di materiali e medicine per rifornire le sale operatorie dell’ospedale. “Abbiamo ridotto la mortalità legata alle cardiopatie complesse dal 95 al 5%”, racconta il professor Alessandro Frigiola, presidente di ‘Bambini cardiopatici nel mondo‘, l’associazione che ha promosso il progetto in Siria. E lancia un appello: “Aiutateci a salvare altre vite”. Se il Centro di Damasco dovesse cessare l’attività a causa della guerra in corso, cesserebbe anche la formazione di altro personale medico volta all’apertura di altri centri nell’area. “Un prezzo”, conclude Frigiola, “troppo alto perché a pagarlo siano dei bambini”. Per informazioni e donazioni: www.bambinicardiopatici.it

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