Da condannato a 5 anni per appropriazione indebita a secondo candidato nei sondaggi a pochi giorni dalle elezioni comunali di Mosca. Ecco la svolta che ha vissuto Alexei Navalny. avvocato e blogger anti Putin, in poco più di un mese. Oggi nella capitale russa si va alle urne. E’ un voto che conta a livello nazionale, anche perché nella città risiede il 15 per cento della popolazione russa (circa 12 milioni di persone). Forse, per la prima volta da 15 anni a questa parte, è salito sulla scena politica dominata da Vladimir Putin, un candidato che non solo non è l’ennesimo fedelissimo del Cremlino, ma è un oppositore. Un partecipante scomodo quindi, che quasi sicuramente non doveva esserci, o quanto meno il cui peso è stato molto sottostimato dagli strateghi nelle stanze dei bottoni. Inizialmente si dava per certo che Sergei Sobyanin, ex primo cittadino di Mosca rimasto, dopo le “strane” dimissioni, a sedere sulla poltrona di sindaco ad interim, avrebbe raggiunto, senza grossa fatica, una maggioranza bulgara dei voti. Lo davano infatti al 70 per cento dei consensi.

Il 7 giugno 2013 le comunali di Mosca venivano fissate per la seconda domenica di settembre, come d’altronde le votazioni a livello locale in tutta la Russia. La formula del voto diretto è stata reintrodotta nel 2012 dall’allora presidente, Dmitri Medvedev modificando quella ratificata nel 2004 secondo la quale i governatori (e il sindaco della capitale) dovevano essere nominati dal presidente per poi essere approvati dai consigli regionali (o quello comunale di Mosca) con un voto di facciata. Mentre veniva definita la data delle elezioni, Navalny era nel bel mezzo del processo a Kirov. Città a nord-est di Mosca dove il 18 luglio è stato condannato, in qualità di ex consigliere regionale, per appropriazione indebita di legname per un importo di circa 364 mila euro. Ammanettato nell’aula e rilasciato il giorno dopo, in seguito ad una folta manifestazione spontanea di piazza in suo sostegno davanti alla Duma, si è subito lanciato nella campagna elettorale. E mentre a giugno lo davano al 2 per cento, ad una settimana dalle elezioni è salito al 18 per cento dei consensi, secondo un sondaggio del centro Levada.

Più di 2 milioni di euro raccolti attraverso il crowdfunding e quasi 20 mila volontari che hanno partecipato alla campagna di Navalny. Queste cifre hanno irritato profondamente il Cremlino, che nulla ha potuto contro i cittadini che di loro spontanea volontà facevano a gara per aiutare il comitato del principale candidato dell’opposizione. Ogni giorno della campagna accanto a quasi tutte le stazioni della metro di Mosca, i veri e propri snodi della città, si poteva vedere il “cubo” di Navalny. Simbolica costruzione smontabile intorno alla quale i volontari distribuivano i volantini. Il tutto veniva organizzato in rete e su una mappa interattiva si potevano vedere questi specie di meetup, con la visualizzazione in tempo reale degli obiettivi da realizzare. L’ottimizzazione del lavoro attraverso il web veniva usata anche per ognuna delle iniziative della campagna, come la distribuzione dei giornali pubblicati dal comitato nelle stazioni della metro, piuttosto che l’organizzazione dei comizi del candidato in giro per la città.

Gli incontri con gli elettori di Navalny sono stati la vera rivoluzione in favore di un confronto diretto con le persone. Considerando che il candidato del Cremlino, Sobyanin, non ha neppure partecipato ai dibattiti televisivi con i suoi sfidanti. Mentre colui che la stampa del regime aveva bollato come il candidato della rete – prima delle elezioni Navalny era conosciuto soprattutto grazie al suo blog – ha tenuto più incontri di tutti gli altri in lizza: 89 in un mese, ossia tre al giorno in tutte le zone di Mosca.

“Buon giorno, mi chiamo Alexei Navalny”, si presentava sempre allo stesso modo al pubblico che lo accerchiava. “Non vivo in un appartamento di lusso nel centro di Mosca, ma in periferia, con i mie due figli e mia moglie Yulia”. Bellezza russa dai cappelli biondi e gli occhi azzurri, che, mentre suo marito veniva arrestato davanti a lei, l’ha abbracciato con calma dignità e fermezza. Alle 45 mila persone che hanno partecipato ai comizi, Navalny ha sempre sostenuto con coerenza le sue idee. Parlando della malasanità, della mala gestione, del carovita, il tutto provocato dalla corruzione e agli appalti truccati, in mano presuntamente agli amici di Putin. “Come si spiega altrimenti che Mosca, che ha un bilancio pubblico vicino a quello di New York, più di 36 miliardi di euro all’anno, abbia una pessima qualità della vita?”, domandava Navalny.

“Vogliamo Navalny presidente”, gridava qualcuno dalla folla. E anche se il leader dell’opposizione non ha mai nascosto che la sua ambizione è quella, per ora sarebbe un grande risultato riuscire ad andare al ballottaggio per il sindaco di Mosca. Mentre le previsioni più o meno ufficiali danno Navalny tra il 16 e il 21 per cento e il candidato del Cremlino, Sobyanin, al circa 60 per cento dei consensi, il comitato del blogger – che ha effettuato sondaggi indipendenti – è sicuro che il secondo turno sia una possibilità reale. Al netto dei brogli elettorali, i quali, se venissero verificati dagli osservatori di Navalny, sarebbero un segnale per radunare le persone in piazza. Così è stato quando nel dicembre del 2011 Navalny ha guidato le proteste di massa contro i risultati truccati delle elezioni parlamentari. In tutto ciò resta l’incognita della condanna per il presunto traffico di legname. Dopo il 10 settembre dovrebbe infatti scattare il processo d’appello presso la Corte regionale di Kirov.

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