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Cannabis, “fumare le canne rende pigri”. Marijuana altera produzione di dopamina

Gli studiosi dell’Imperial college di Londra hanno analizzato il cervello di 40 persone, 20 consumatori abituali e 20 individui che invece non fumano. Nel primo gruppo sono stati rilevati anche sintomi e caratteristiche della "sindrome amotivazionale", ossia la mancanza di sensibilità verso gli stimoli esterni
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Stanchezza, apatia, talvolta – se c’è la predisposizione – persino schizofrenia. Ma ora la scienza dà un’altra colpa alla cannabis, quella di renderci pigri e svogliati. Secondo gli studiosi dell’Imperial college di Londra, uno degli istituti di ricerca più famosi al mondo, a pochi passi dal quartiere dei musei e dal rinomato museo della Scienza, la cosiddetta “erba” sarebbe responsabile della pigrizia e della svogliatezza dei consumatori abituali. Questo perché, sempre secondo gli studiosi, la marijuana altererebbe la produzione di dopamina nell’area del cervello responsabile per la motivazione, rendendo così chi ne fa uso insensibile a ogni stimolo. Alcuni ricercatori la definiscono “sindrome amotivazionale”, ma non vi è accordo fra gli scienziati sulla reale esistenza di questa condizione patologica. Ma ora il dottor Michael Bloomfield, che all’Imperial college ha guidato la ricerca, dice: “La dopamina è utile perché dice al cervello che qualcosa di interessante sta per accadere. Senza o con poca dopamina nulla ci interessa più, che sia sesso, divertimento o rock ‘n roll”. 

I ricercatori dell’istituto – dove un master costa anche decine di migliaia di sterline e dove le selezioni all’ingresso sono rigidissime – hanno studiato il cervello di 40 persone, 20 consumatori abituali e 20 individui che invece non fumano le “canne”. E proprio nel primo gruppo di persone è stato riscontrato un livello molto anomalo di dopamina e sono stati anche rilevati anche sintomi e caratteristiche della sindrome amotivazionale. Che esista o meno, gli studiosi dell’Imperial College sono convinti comunque che la pigrizia dei consumatori abituali ha un motivo ben definibile, così come in passato è stata provata la relazione fra marijuana e certe forme di apatia. Secondo alcuni scienziati, inoltre, la cannabis sarebbe in grado di far esplodere episodi di schizofrenia in soggetti predisposti, ma anche su questo punto non tutti sono d’accordo. La mancanza di motivazione, comunque, sarebbe molto probabilmente legata al principio attivo della marijuana, che andrebbe a influire sul corpo striato del cervello. 

“Una cosa, comunque, va detta – ha aggiunto Bloomfield – e cioè che abbiamo studiato consumatori di cannabis che avevano già presentato episodi psicotici”. Quindi, suggerisce il ricercatore, in futuro andrebbero indagati anche fumatori abituali apparentemente senza problemi mentali. I cervelli delle quaranta persone sono stati studiati tramite analisi PET, la tomografia a emissione di positroni – e nei consumatori il livello di dopamina era assai ridotto rispetto ai non fumatori. Ma c’è anche qualcosa di positivo: innanzi tutto, ha detto lo studioso, “gli effetti paiono reversibili. Basta smettere e la dopamina torna a livelli normali”. Inoltre, proprio l’analisi dei livelli della sostanza potrebbe consentire alla medicina di diagnosticare una eventuale dipendenza – altro punto molto dibattuto e spesso contestato. Una parte della scienza parla infatti di dipendenza, almeno psicologica, mentre una parte maggioritaria la esclude. Però Bloomfield avverte: “Questo studio dimostra chiaramente che la cannabis ha effetti sul cervello. Quindi, ogni consumatore potrà essere messo di fronte a una scelta consapevole”. Come a dire, sapete quello che fate. E se siete pigri, spesso non è certo colpa dello stress della vita moderna.   

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