“La spending review è un lavoro da orologiai e non da taglia boschi: occorre smontare e rimontare gli ingranaggi di politiche pubbliche cruciali, ricomporre i fattori e le risorse,e occorre farlo mentre la macchina è in movimento e non deve essere fermata. Forse si tratta di dare un senso a quella partizione e gestione del bilancio in programmi, cominciando a riorganizzare ed integrare specialismi, competenze, piani normativi e gestionali, oggi dominati da una cultura giuridico- contabile piuttosto opaca e formalistica”.

Sono parole  tratte da un recente scritto di Paolo De Ioanna: Consigliere di Stato dal 2001, De Ioanna è  stato capo gabinetto del ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi, segretario generale della presidenza del Consiglio del governo D’Alema e capo gabinetto del ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa.

L’articolo al quale si fa riferimento, “Cambiare lo stato con la spending review” è apparso su Affari e Finanza e vale la pena di leggerlo e di approfondirlo poiché offre una preziosa analisi, anche in relazione alle prossime “scelte” governative, in materia di contenimento della spesa. Con l’auspicio che il nuovo esecutivo agisca, questa volta, con la precisione dell’orologiaio e non con la violenza del taglia boschi.

In questa efficace metafora, c’è una intuizione di fondo per riflettere sulle necessarie innovazioni delle politiche pubbliche, per il conseguimento di una qualità delle stesse e per ridurre, al più presto, il gap con i nostri partner europei. Dunque, un nuovo metodo del governare a partire dal nesso tra criteri di costruzione delle regole numeriche e delle regole discrezionali nella decisione del bilancio pubblico, in Italia e in Europa.  

Nell’articolo si fa spesso riferimento al Rapporto della Corte dei Conti 2013, sul Coordinamento della finanza pubblica, sul quale diverse sono le considerazioni che De Ioanna mette in evidenza.

La Corte, infatti, in merito all’avvio di effettive procedure di spending review sostiene che le analisi sottostanti alla definizione di nuovi interventi sulla spesa, con tecniche non lineari, dovrebbero essere indirizzate a rivisitare le modalità di produzione dei servizi pubblici per favorire tecniche meno costose e a selezionare con maggiore rigore i beneficiari di programmi di trasferimento finanziario. 

De Ioanna, con efficace sintesi, evidenzia anche alcuni dati Istat, relativi alla preoccupante situazione dell’economia reale, i cui risultati evidenziano una notevole sperequazione sociale. 

In questo quadro, la chiave che potrebbe aprire la porta a delle meditate soluzioni è necessariamente connessa ad un ripensamento delle politiche di bilancio innovate da una analisi economica chiara e sostanziale. Occorre, dunque, intervenire sulla  razionalizzazione dei metodi di governo agendo con nuovi modi e forme per una oculata “programmazione” e valutazione delle prestazioni rese da ciascuna amministrazione pubblica.

Il passaggio dai costi storici ai costi standard – sostiene De Ioanna –  è operazione lodevole ma c’entra pochissimo col federalismo fiscale. Dunque occorre forse riprendere su basi ben più solide e realistiche il discorso sul decentramento fiscale possibile; citando a titolo di esempio le ultime operazioni in campo sanitario che sono state viste come un ritorno in grande stile ai tagli lineari. La spending – evidenzia  De Ioanna –  dovrebbe essere dunque pensata ed organizzata come un’occasione per innovare le politiche pubbliche e le strutture che le supportano, al servizio di idee e linee di azione che devono sostenere un ciclo di reale sviluppo, innovativo e competitivo, della nostra economia.

Si tratta di cogliere un tratto specifico della lunga vicenda della riforma mancata della nostra pubblica amministrazione: quello di un assetto procedurale dominato da categorie giuridico-contabili che non riescono mai a coniugarsi con una valutazione fine e nitida degli obiettivi e dei risultati, economici e finanziari, che le diverse politiche settoriali intendono conseguire e, soprattutto, hanno in concreto conseguito. Risultati leggibili e non sterili evidenze finanziarie. Perché – conclude l’autore – se la pubblica amministrazione viene concepita come un motore, non si tratta solo di ridurre il flusso della benzina; si tratta di modificare e riprogettare parti cruciali della meccanica per avere, con la stessa benzina, risultati migliori per i cittadini e le imprese.

Per concludere,  è bene dar conto anche dell’approvazione, nell’Assemblea del 20.06.2013, del Disegno di legge di iniziativa CNEL sui contenuti delle leggi di bilancio in attuazione dell’articolo 81 comma sesto della Costituzione (Politiche pubbliche di bilancio e amministrazione di risultato). Nella relazione, che precede l’articolato, si evidenzia, tra le altre cose, che:  “Questa connessione fra bilancio programmatico, responsabilità organizzative e misurazione delle prestazioni finali ai cittadini è, fra l’altro, un presupposto indispensabile per costruire metodi efficaci di revisione della spesa pubblica (spending review)”.

Il nodo cruciale, dunque, è smontare e rimontare gli ingranaggi di politiche pubbliche cruciali. Ed è questo sicuramente lavoro, delicato, da orologiai. Per un bilancio più attento, più giusto e davvero al servizio di un vero welfare che rispetti la sostanzialità dei diritti della collettività.

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