Era stato graziato nel 2004 dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi dopo 40 anni di carcere, 5 anni da latitante e 11 ai domiciliari, ma anche dopo le numerose evasioni (ventidue, di cui dieci riuscite). Aveva fatto il mediatore per far rilasciare Farouk Kassam. Dopo la lunga detenzione aveva cominciato a fare la guida turistica in Barbagia, nei luoghi delle sue fughe rocambolesche. Ora Graziano Mesina, 71 anni, Grazianeddu, l’ex primula rossa del banditismo sardo, è ritenuto dai magistrati di Nuoro capo di una potente organizzazione dedita a traffico di stupefacenti, furti e rapine e che stava anche progettando un sequestro di persona. Dovrà rispondere peraltro di associazione a delinquere.

I carabinieri lo hanno sorpreso nel sonno, alle 3.30, a casa della sorella Antonia, ad Orgosolo. Ai militari dell’Arma è apparso tranquillo, “quasi come se lo aspettasse”, spiegano. E’ rimasto di ghiaccio, non ha avuto particolari reazioni ma ha solo chiesto perché lo stessero arrestando. Dopo che i carabinieri gli hanno letto l’ordinanza, senza parlare, si è lasciato accompagnare nel carcere di Nuoro. Mesina, secondo gli inquirenti, con la sua organizzazione stava progettando un sequestro di persona: aveva già fatto un sopralluogo e fornito dettagli precisi sull’ostaggio ai suoi sodali, così come è emerso dalle intercettazioni. Era solo un progetto, quindi non scatterà l’accusa di rapimento. Mesina non è formalmente indagato per sequestro di persona, ma si era adoperato, grazie alla sua esperienza, per progettare il rapimento di una persona sulla cui identità, per il momento, gli investigatori mantengono il più stretto riserbo. I carabinieri hanno anche spiegato che Mesina aveva contatti con altri esponenti della criminalità organizzata nella Penisola ed aveva creato una organizzazione “che avrebbe potuto rappresentare un pericoloso esempio per il futuro”. L’ex ergastolano si era dotato di sofisticate attrezzature, come potenti scanner, per rintracciare microspie.

L’inchiesta per il traffico di stupefacenti, coordinata dalla Procura Distrettuale di Cagliari, sarebbe iniziata cinque anni fa. Si trattava, secondo i magistrati, di due bande: una sarda, guidata da Mesina, ed una legata alla ‘Ndrangheta. Oltre agli arresti sono stati effettuati numerose perquisizioni e controlli. Mesina, secondo gli inquirenti, sarebbe stato capo carismatico di una organizzazione che aveva base a Orgosolo, con disponibilità di armi, e che non si occupavano solo di stupefacenti, ma anche – hanno riferito i carabinieri – di rapine, furti e sequestri.

Capo dell’altra organizzazione sgominata oggi dai carabinieri, con base nel cagliaritano, è ritenuto Gigino Milia, con il quale Mesina ha una amicizia risalente nel tempo (sono stati coimputati e condannati rispettivamente per sequestro di persona e ricettazione il 23 giugno 1978 dal Tribunale di Camerino, hanno sottolineato i carabinieri).

Mesina e Milia, fino al 2010, sfruttando le loro conoscenze ed il credito riconosciuto loro dagli esponenti della criminalità isolana e della penisola, hanno acquistato grosse partite di droga – eroina, cocaina, marijuana – rivendendole a gruppi minori e persone dediti allo spaccio nelle province di Cagliari, Sassari e Nuoro. In seguito, Mesina – sempre secondo gli inquirenti – ha proseguito le sue attività illecite utilizzando canali autonomi di approvvigionamento. Le misure cautelari sono state emessa dal gip distrettuale di Cagliari (e non dal gip di Nuoro, come scritto in precedenza), su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, che ha direttole indagini: finora sono stati eseguiti dai carabinieri 21 provvedimenti di custodia in carcere e cinque di arresti domiciliari.

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