C’è il professore timido, che parla a bassa voce e in modo forse un po’ troppo difficile. C’è il giovane rivoluzionario, tanto abituato a tenere in mano un megafono alle manifestazioni cittadine da farsi sentire distintamente anche senza. E poi c’è la misteriosa insegnante, precaria e grillina, unica donna, che in pochi hanno avuto la fortuna di sentire parlare.

Alle elezioni amministrative di Catania i veri animatori di una campagna elettorale sotto tono sono i tre candidati dal basso: Maurizio Caserta, Matteo Iannitti e Lidia Adorno. Stretti tra due big: a sinistra, ma non troppo, l’ex sindaco e ministro Enzo Bianco e a destra l’uscente primo cittadino Raffaele Stancanelli. A metà sta Tuccio D’Urso, ingegnere fino a cinque anni fa braccio destro in Comune dell’allora sindaco Pdl Umberto Scapagnini. Ma a contendersi la società civile, grande innominata di questa corsa elettorale, sono in tre. Tra assenze che pesano e colpi di scena.

In principio fu Lidia Adorno. Quando il Movimento 5 stelle etneo annuncia la sua candidatura, sono in molti a farsi una domanda: “Chi è?”. Curiosità soddisfatta solo in parte e mai dalla stessa candidata. Di lei si sa che ha 44 anni, è sposata ed è un’insegnante precaria. Iscritta al Meetup locale dal 2007, il suo nome sembra essere venuto fuori dopo infuocate contestazioni interne tra i due diversi gruppi M5S etnei: a far trovare l’accordo sarebbe stata la lunga carriera da movimentista di Adorno. Che pure non è alla sua prima esperienza elettorale: già nel 2005, infatti, il suo nome compariva tra i candidati al consiglio circoscrizionale in una lista che appoggiava Enzo Bianco, oggi suo rivale.

Allora Lidia Adorno prese trenta voti. E la paura che serpeggia oggi nel Movimento etneo è che questa volta non vada molto meglio. Assente a tutti i principali incontri cittadini tra candidati a sindaco – compresi quelli organizzati dalla società civile –, tra le sue poche interviste a giornali e tv spicca la prima, concessa al quotidiano La Sicilia, simbolo dell’establishment catanese non troppo simpatico alla sua base. Ultimo – in ordine di tempo – cattivo presagio sulla candidatura M5S etnea sembra essere stata la grande fuga di Beppe Grillo che, venuto in città, ha preferito tenere il suo comizio a Mascalucia, piccolo Comune della provincia. A quale elettorato stia puntando Lidia Adorno sembra essere misterioso quasi quanto la sua persona. Di certo c’è che diversi elettori M5S hanno cominciato a guardarsi intorno.

E a incrociare per primo i loro sguardi è stato Maurizio Caserta, 54 anni, docente di Macroeconomia all’università etnea. Gli studi a Cambridge, un matrimonio omosessuale a Londra nel 2011, la scelta di nomi illustri nella sua giunta designata – tra cui l’economista Loretta Napoleoni – hanno subito fatto di lui un candidato atipico per Catania. Vicino a quel che resta del movimento liberista di Oscar Giannino eppure di sinistra, area a cui Caserta non ha mai fatto mistero di appartenere. Uomo di cultura, conosce anche i quartieri popolari per la sua attività di volontariato. Ma, con la sua aria timida e il suo zainetto sulle spalle, è parso poco a suo agio nel tradizionale giro elettorale a Fera o’ luni, il chiassoso mercato cittadino. Forse poco capace di creare rumore in città, al di fuori di certi ambienti, ma comunque considerato il candidato su cui puntare per una Catania efficiente e sprovincializzata.

Almeno fino a prima che arrivasse lui, Matteo Iannitti. Penultimo a presentare la sua candidatura, la più giovane nella storia della città. Iannitti, 24 anni, studente della facoltà di Scienze Politiche e capo-megafomane ai cortei cittadini. Il suo curriculum politico vanta ben due fondazioni: il collettivo al liceo e il movimento studentesco catanese all’università. In mezzo, la prima tessera di partito, Rifondazione comunista, e la gavetta al suo interno. Dalla sua ha la capacità oratoria di un comiziante consumato. Il sindaco uscente Raffaele Stancanelli da settimane lo corteggia offrendogli un posto nella sua eventuale giunta, ma Iannitti non cede.

Attorno a sé, nella lista Catania Bene Comune, ha raccolto sindacalisti, immigrati, storici volontari dei quartieri popolari, animatori del forum per l’acqua bene comune. Giovani, preparati, fieri avversari della cementificazione e del bilancio comunale in rosso, entrambi sempre più in mano dei privati e sotto gli occhi dei cittadini. Se il loro vero obiettivo è il consiglio comunale, hanno intanto vinto il premio per la campagna elettorale più originale: tra flash mob a sfondo sociale in piazza e il personaggio immaginario, caricatura-sintesi degli avversari, Maurizio Biancanelli.

di Claudia Campese

Articolo Precedente

Ballottaggio Roma 2013 – Un voto antifascista per Ignazio Marino

next
Articolo Successivo

Ballottaggi elezioni 2013, affluenza: alle 22 ha votato il 33%, -9% sul primo turno

next