Anche questa volta non è andata: la proposta di legge salva-Dell’Utri, presentata ieri al Senato, era un po’ troppo persino per Renato Schifani. Che, appena è uscita la notizia dell’intenzione di dimezzare le pene per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, ha dovuto prometterne il ritiro. E così il ddl depositato a Palazzo Madama dal senatore Luigi Compagna (il relatore era Giuseppe Caliendo) – che diminuiva i tempi massimi di reclusione da 12 a 5 anni ed escludeva proprio il carcere per chi fornisce supporto logistico ai mafiosi – è morto sul nascere. Anche perché sarebbe stato difficile per il Pd, che giustifica le larghe intese nel nome del bene comune, partire da leggi che invece difendono chi difende i mafiosi. A pesare è stata anche la rivolta dei magistrati, quelli palermitani in testa. Come spiega Antonio Ingroia al Fatto, “la legge avrebbe permesso a Dell’Utri di aspirare alla prescrizione. Il Pdl, con coerenza, continua a tentare di proteggere i colletti bianchi”.

Ma non è la prima volta che il senatore Compagna, nato a Napoli 65 anni fa, si prodiga per difendere gli amici. All’indomani della sentenza di Cassazione che imponeva di rifare il processo Dell’Utri, Compagna suggerisce: è l’occasione buona “per fare il punto sulle modalità di lotta alla mafia”. Più stringenti? Non proprio: “Il reato di concorso esterno in associazione mafiosa è una montatura della magistratura – dice – e le indagini su Dell’Utri sono state guidate dallo spirito del teorema giudiziario, fino alla condanna per un reato che non è previsto dal nostro codice”. Poi ripropone “l’esigenza di una commissione d’inchiesta sui pentiti e il loro uso”, idea lanciata già ai tempi della testimonianza di Ciancimino Jr. Ma non è solo per Dell’Utri che il Compagna si dà da fare. Il 18 aprile 2011 insiste sulla necessità, quantomeno, di “arginare iniziative sin troppo spregiudicate dei pm”: “ora che non è più parlamentare, un provvedimento di custodia cautelare nei confronti di Nicola Cosentino ha perso ogni ragione giuridica”, spiega. Di più: “Si tratta di mera cattiveria finalizzata a negargli la condizione di essere umano”. E ancora: “Nella storia della magistratura italiana non era mai comparsa tanta spietata ostilità ad personam”.

Pina Picierno del Pd si interroga sul senatore quando si lancia in difesa di Gianni Lettieri: “Il curriculum del portavoce di Cosentino, Lettieri, è limpido? I certificati penali sporchi sono un piccolo dettaglio?”. Ma le battaglie di Compagna non sono solo in ambito mafioso. Nel 2012, assieme alla senatrice Pd Franca Chiaromonte, propone un emendamento per rafforzare l’immunità parlamentare. Poi, constatata la scarsa popolarità dell’iniziativa, è costretto a ritirarlo. Non la spunta nemmeno quando tenta d’infilare nel ddl anti-corruzione le norme “salva Ruby”, apprezzatissime dal Cavaliere: perché si concretizzi il reato di concussione, bisogna infatti provare un danno patrimoniale. Non solo: propone di sostituire la parola “indebitamente” con il termine “illecitamente” cosicché, cambiando la condotta del reato, B. possa stare tranquillo (un imputato non può essere condannato per un reato diverso da quello per il quale era stato accusato inizialmente). “Ora li ritiro, ma probabilmente li ripresenterò'”, rassicura. Ma il curriculum del Compagna spazia ancora: dalla difesa dei condoni edilizi a quella di consiglieri di Lega e Pdl accusati di aver percepito rimborsi illegali. Nel 2010, tra le altre cose, presenta anche un ddl per la concessione di amnistia e indulto. Ieri, fallita l’impresa, prova a tranquillizzare i suoi sostenitori: “Io resto convinto della necessità del provvedimento che, se verrà ripresentato, non esiterò a votare”. Perché sul Compagna si può sempre contare.

Twitter: @BorromeoBea

il Fatto Quotidiano, 22 Maggio 2013

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