“Come alcuni hanno scritto e come molti pensano, la realtà è che Fondiaria Sai doveva salvare Unipol e gli interessi delle banche”.  La dichiarazione, che riporta di attualità il tema degli interessi incrociati Mediobanca-Unicredit- FonSai-Unipol, già oggetto di indagini della magistratura, è di Giulia Ligresti. Secondo la figlia di don Salvatore, che è stata a lungo presidente della holding quotata Premafin, la maxi-fusione tra Fondiaria e la compagnia delle coop, prevista per fine anno dopo un primo slittamento, potrebbe “saltare”.

Non solo. Secondo la secondogenita di Ligresti, nell’operazione di maxifusione, Mediobanca e Unicredit erano “perfettamente a conoscenza delle criticità patrimoniali di Unipol” e questo ha portato, ha detto in un’intervista all’Adnkronos, “a uno sproporzionato e non giustificato aumento di capitale, funzionale a un’operazione di integrazione che con grande probabilità è destinata a naufragare”.  Con la conseguenza “di aver volutamente quasi azzerato il valore della propria partecipazione per tutti gli azionisti”, ha aggiunto.

“Più volte ho cercato di evidenziare molti aspetti non chiari, partendo dalla richiesta di diminuzione dell’aumento di capitale per FonSai, fino alla possibilità di aprire ad altre soluzioni stand alone, molto più vantaggiose per tutti gli azionisti, i dipendenti tutti”, ha poi sottolineato. “Ho la certezza che Mediobanca e Unicredit così come il management interno di Fondiaria-Sai, guidato e diretto da Mediobanca, fossero perfettamente a conoscenza delle criticità patrimoniali di Unipol, mai sanate”, ha aggiunto.

Le pesanti accuse al sistema bancario sono arrivate dopo che venerdì 10 la stessa Adn Kronos aveva rivelato che la voce sui derivati inserita nel bilancio pro forma della compagnia di Bologna “sufficientemente non chiara”, secondo alcuni esperti potrebbe avere riflessi finora non calcolati sul patrimonio netto di Unipol e mettere a rischio l’operazione con FonSai.

Sulla fusione da mesi indaga la Procura di Milano che ha iscritto nel registro degli indagati, tra gli altri, l’ad di Mediobanca, Alberto Nagel, per ostacolo all’attività di vigilanza. Un legame quello Mediobanca- FonSai su cui il pm Luigi Orsi cerca ancora di fare luce dopo il “papello” siglato tra Nagel e Salvatore Ligresti il 17 maggio 2012 sui desiderata milionari della famiglia Ligresti per uscire di scena definitivamente.

L’operazione attualmente è sotto il lentino dell’Ivass, che da gennaio ha sostituito l’Isvap alla vigilanza delle assicurazioni, che sta valutando ogni aspetto della fusione. Valutazioni che si aggiungeranno a quelle di alcuni advisor e alla consulenza consegnata in Procura dal gruppo Ligresti, per ripristinare un quadro informativo quanto più completo possibile e far luce sulla presunta situazione patrimoniale fragile di Unipol.

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