Spedizioni a prezzi scontati per i grandi gruppi italiani. Dalla Telecom a Unicredit, passando per Mps, Generali, Unipol, Eni, Enel, Intesa. Comprese quelle per la pubblicità diretta per corrispondenza che affogano le cassette postali alla ricerca di nuovi clienti. E’ quanto si evince dal documento con cui l’Antitrust ha bacchettato Poste italiane per essersi avvantaggiata dell’esenzione d’Iva nell’“offerta di prestazioni del servizio universale a condizioni negoziate individualmente”.

In altre parole, il gruppo guidato da Massimo Sarmi ha effettuato ai grandi gruppi delle offerte commerciali “irripetibili” perché impossibili da sostenere per i concorrenti, “costretti” a calcolare nei propri listini per i clienti una maggiorazione del 21% per l’aliquota Iva. Una situazione che, senza l’intervento dell’Agcom, sarebbe potuta, peraltro, continuare a lungo dal momento che Poste ha l’esclusiva fino al 2026 per il servizio universale, che viene finanziato dal bilancio dello Stato e da un apposito fondo cui contribuiscono gli stessi operatori.

Insomma un bel vantaggio per le Poste che nel 2011 hano registrato un fatturato consolidato da 19,6 miliardi di euro di cui oltre 4,7 miliardi di euro relativi al settore dei servizi postali. Un beneficio cui però la società, controllata al 100% dal Ministero dell’Economia e delle finanze, dovrà rinunciare. L’Antitrust, disapplicando la legge nazionale che dava più spazio all’esenzione Iva rispetto alla norma comunitaria, ha imposto un termine di 180 giorni entro cui l’azienda dovrà applicare l’Iva nei servizi postali liberalizzati e cessare l’abuso di posizione dominante “con il quale sono stati discriminati i concorrenti”.

In compenso, nessuna sanzione verrà comminata alla società pubblica che “ha agito sulla base di una norma nazionale contraria al diritto comunitario” evadendo, di fatto, l’Iva dovuta allo Stato e limitando le possibilità di crescita della concorrenza su servizi come la posta massiva, le raccomandate, le assicurate e la pubblicità diretta per corrispondenza. Tutto in regola, in ogni caso, come puntualizza la società secondo la quale la decisione dell’Autorità Garante per la concorrenza e il mercato “non sanziona Poste Italiane, poiché riconosce il corretto operato dell’azienda che ha agito applicando le norme nazionali stabilite in materia di esenzione Iva”. Poste Italiane “prende pertanto atto della pronuncia dell’Antitrust che ha dichiarato la legge nazionale in contrasto con le norme europee in materia di libera concorrenza”. 

 

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