Gli italiani spengono la luce per risparmiare. L’energia elettrica richiesta in Italia, secondo i dati diffusi da Terna, ha segnato un calo dell’8,1 per cento a febbraio, rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, per un totale di 25,7 miliardi di kWh. Sul calo ha inciso anche il giorno in meno registrato quest’anno (lo scorso anno è stato bisestile), anche se la temperatura media mensile è stata di circa un grado centigrado inferiore.

Depurata dagli effetti di temperatura e calendario, la variazione della domanda elettrica di febbraio 2013 resta comunque alta, pari a -5,1 per cento. Un andamento che riporta la memoria ai termosifoni spenti durante l’inverno greco. In dettaglio, i 25,7 miliardi di kWh richiesti in Italia lo scorso febbraio sono distribuiti per il 46,7 per cento al nord, per il 29,4 per cento al centro e per il 23,9 per cento al sud.

Quanto alle fonti, a febbraio la domanda di elettricità è stata soddisfatta per l’83,2 per cento con produzione nazionale e per la quota restante dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. Sono in crescita le fonti di produzione idrica (+43 per cento), eolica (+19,1 per cento) e fotovoltaica (+11,2 per cento). Mentre sono in flessione le fonti termoelettrica (-23,9 per cento) e geotermica (-4,6 per cento).

“Un crollo della domanda così consistente, peraltro di un bene così necessario come l’energia elettrica, è l’ennesima dimostrazione che nel 2013 non ci potrà essere alcuna crescita, nemmeno per la fine dell’anno”, ha commentato il Codacons. Inoltre, prosegue l’associazione dei consumatori, “il fatto che in Italia si paga l’energia più cara d’Europa, il 35% in più della media dell’Eurozona, di certo non facilita le imprese e le famiglie italiane”. Insomma, “l’idea che nel corso del 2013 l’Italia possa già uscire dalla recessione si rivela sempre più una favoletta a cui nessuno più crede, specie se non ci sarà un governo in carica che possa invertire la rotta, annullando le stangate recessive già previste, a cominciare dall’aumento dell’Iva di luglio”.

“I dati ancora provvisori diffusi oggi da Terna relativi alla domanda di energia elettrica nello scorso mese di febbraio, appaiono catastrofici e sintomo delle gravissime condizioni nelle quali versa l’economia del paese, ad iniziare, naturalmente, dal settore elettrico e termoelettrico in particolare”. Ad affermarlo in una nota è il presidente di Assoelettrica, Chicco Testa.

“Si parla di un calo dell’8,1% sul febbraio 2012, che a sua volta risultava in forte calo sullo stesso mese del 2011, – commenta – parzialmente corretto in 5,1% tenuto conto del calendario e delle condizioni climatiche. La serie negativa procede dunque costante da ormai più di un anno e mezzo. Ma il dato più allarmante è quello relativo alla produzione nazionale termoelettrica, calata del 23,9%: un elemento che pone urgentemente all’ordine del giorno una revisione delle regole che garantiscono la sicurezza del sistema elettrico”.

I produttori termoelettrici, chiamati comunque a mettere a disposizione la potenza dei loro impianti, in particolare per bilanciare le fonti rinnovabili non programmabili, conclude Testa, “rischiano infatti di non essere più in grado di coprire i costi variabili, dopo che per più di un anno hanno visto azzerarsi i margini operativi. Insomma: la situazione del settore da pesante va facendosi insopportabile”.

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