C’è un settore che non risente assolutamente della crisi, anzi. E’ quello delle assicurazioni sui rapimenti che dal 2006 ha visto un aumento dei premi del 20 per cento proprio in quei Paesi del sud Europa dove la crisi ha colpito più forte: Grecia, Spagna e Italia. Il ragionamento delle grandi compagnie di assicurazioni è semplice: con la crisi aumentano disoccupati e povertà, il mix perfetto per un aumento dei casi di rapimento di rampolli vip e di determinate categorie di lavoratori. I colossi del settore assicurativo come Lloyd’s e Willis Group WSH.N non hanno dubbi: il settore è in espansione.

Diciamo che si tratta soprattutto di una previsione per il futuro. “E’ ipotizzabile che i più benestanti possano diventare soggetti a rischio rapimento in un simile clima di recessione economica. Ed è proprio su questi individui che stiamo cercando di modellare i nostri prodotti assicurativi”, afferma con cinismo Michael Sharp dei Lloyd’s di Londra. Ed ecco che lo sguardo si volge ai Paesi del sud Europa. “Si può dire che in questi Paesi stiamo assistendo ad un aumento della domanda di assicurazioni” visto che “proprio in queste zone si stanno verificando tutti gli ingredienti che ne fanno Paesi ad alto rischio”, spiega Will Miller di un’unità speciale sul rischio della Willis Group WSH.N.

Insomma, se i rapimenti e i riscatti milionari erano quasi diventati negli ultimi anni la “specialità” della Somalia e dei suoi pirati, Grecia, Spagna e Italia sembrano oggi le nuove mete dei grandi assicuratori internazionali. A far più paura è neanche a dirlo la Grecia, dove la disoccupazione al 27 per cento costituisce, secondo Jamie Scudder, consulente rischio della Maplecroft, il fattore principale che potrebbe scatenare un’ondata di rapimenti. Non aiuta la vicinanza con il confine turco e con i Paesi più poveri della penisola balcanica, soprattutto vista la permeabilità dei controlli lungo i confini. Non è un caso se in Grecia il riscatto più elevato di tutti i tempi (quasi 30 milioni di euro) sia stato pagato per la liberazione del magnate dei trasporti Pericles Panagopoulos proprio nel 2009, quando la crisi ha colpito per la prima volta.

Ma anche l’Italia merita l’attenzione degli assicuratori internazionali. “Altri Paesi mediterranei come l’Italia potrebbero pagare in questo modo gli effetti della loro difficoltà a combattere gli effetti della crisi e l’infiltrazione della criminalità organizzata in più o meno tutti i settori dell’economia nazionale”, ha aggiunto la Scudder. Sul tavolo i dati: 351 rapimenti nel 2010 e 356 nel 2011, e i dettagli dell’ultimo sequestrato illustre liberato, il 31enne imprenditore spezzino Andrea Calevo. Per capire il trend basta guardare la capitale, Roma, dove il 2012 ha segnato un ritorno dei sequestri lampo, ben 59 in un anno (nel 2011 erano stati 19). Si tratta di “un reato che resta silenziato dai mezzi di informazione, ma è di una violenza inaudita”, incalza Gianni Ciotti, segretario romano del sindacato di polizia Silp-Cgil.

Fatto sta che oggi il business delle assicurazioni sui rapimenti vale 300-360 milioni di euro l’anno, cifre che sono aumentate del 20 per cento rispetto al 2006, ovvero al periodo pre-crisi. E se fino a non molto tempo fa i principali clienti erano le multinazionali che lavorano in Paesi a rischio come in Africa e in Medio Oriente, oggi la protezione nel Sud Europa è arrivata a costituire un quinto dei premi assicurativi mondiali, cifre destinate a crescere secondo Peter Dobbs, capo unità protezione della Catlin Insurance Company. “Le persone ne parlano sempre di più. E’ indubbio che le difficoltà economiche e l’instabilità politica siano dei precursori ai rapimenti”, ha detto.

@AlessioPisano

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