Immagino che organizzare una consultazione su base nazionale in meno di un mese sia molto difficile per qualsiasi partito, così come sia difficile raccogliere le candidature, le firme, le verifiche, i volontari. Il Partito Democratico può però fare una mossa davvero significativa se vuole la vittoria del centrosinistra e del suo segretario Pier Luigi Bersani alle elezioni politiche.

I recentissimi fatti d’attualità, pur avendo ulteriormente complicato la questione dal punto di vista procedurale (il tempo stringe, e stringe per tutti), creano infatti le condizioni politiche ideali (persino migliori rispetto a una settimana fa) perché il Pd convochi questo tipo di consultazione. Ne indico cinque.

A) La prima ragione, e chiedo scusa per l’eccesso di realismo politico (ma siamo pur sempre a due mesi dalle elezioni), è di natura squisitamente tattico/elettorale. Se il Pd convoca le Primarie per i parlamentari decade il motivo ‘tecnico’ per cui le altre forze politiche non organizzano questo tipo di consultazioni. “Se c’è riuscito il Pd, possono riuscirci tutti” potrebbe essere l’automatico riflesso logico tra gli elettori. Con annesso corollario: se gli altri non lo hanno fatto, è perché non lo hanno voluto, non perché non hanno potuto.

B) Un partito, più di tutti gli altri, subirebbe le conseguenze di questo differente stile di costruzione delle liste dei candidati: il Pdl. Se il Pd convocasse le Primarie, la manovra di Berlusconi a difesa del Porcellum e per potersi scegliere i nominati emergerebbe in modo ancor più evidente. E se tra i nominati del Pdl spuntasse qualche impresentabile, la vicenda sarebbe assai difficile da sostenere persino per lo stesso Berlusconi, che in ogni caso sarebbe costretto a inseguire o a cercare soluzioni difensive. 

C) Molti osservatori hanno definito le Parlamentarie del Movimento5Stelle “un fallimento” a causa del numero di votanti (circa 32mila) ritenuto insufficiente dal punto di vista della rappresentanza o comunque molto al di sotto delle aspettative. Prima di definirlo un fallimento servirebbe un analogo termine di paragone: paragonare le primarie per il candidato premier alle primarie per  la scelta dei parlamentari è come paragonare una partita di serie A e una serie C dicendo che in fondo, in entrambi i casi, si tratta di calcio (a proposito, il Movimento farà le primarie per la scelta del candidato premier?).
Se invece il Pd convocasse gli italiani con un metodo aperto di consultazione, se non ponesse limiti altrettanto rigidi né alle candidature né ai requisiti degli elettori potenziali e portasse anche solo qualche centinaia di migliaia di italiani a votare, allora sì che le Parlamentarie del Movimento5Stelle sarebbero un fallimento. Fallimento ulteriormente aggravato dalla distanza che emergerebbe tra le parole di oggi di Grillo: “Chi è dentro M5S, fa domande su domande, si pone problemi della democrazia del Movimento va fuori! E andranno fuori” e l’idea di democrazia, certamente meno verticale e verticistica, che emergerebbe dalle Primarie per i parlamentari del Partito Democratico.

D) Con una modalità di partecipazione popolare per la scelta dei rappresentanti alla Camera e al Senato il Pd riuscirebbe a scaricare la responsabilità della mancata riforma della legge elettorale sulle altre forze politiche presenti attualmente in Parlamento, altro aspetto certamente non secondario in un momento di piena crisi di fiducia verso la politica. Non si può inoltre dimenticare il milione e duecentomila firme (di sicuro non solo di elettori del Pd) raccolte perché l’Italia si mettesse alle spalle il Porcellum. 

E) Last but non least: è il Partito Democratico, il suo gruppo dirigente, in diverse sedi (e soprattutto durante le Primarie per la scelta del candidato Premier) ad aver promesso le primarie per i parlamentari. Una promessa (e un’aspettativa) frustrata è peggio del silenzio, anche del silenzio di convenienza. E non c’è procedura tecnica insuperabile che possa impedire questo tipo di riflesso sull’elettorato in caso di mancata convocazione del “popolo del centrosinistra”. 

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