Quando ho scritto “L’idiota” non avevo in mente Dostoevskij, perché quel libro non l’ho mai letto. E’ la parola in sé che mi piace: mi sembra efficace nel definire un coglione. E chi è un coglione per me? Un uomo particolarmente rozzo, piuttosto privo di istruzione e soprattutto di propensione alla cultura, vistosamente e arrogantemente stupido nella sua incapacità di voler scandagliare qualsiasi tipo di profondità. E se è pur vero che al giorno d’oggi l’idea dello scandaglio si è lasciata subissare da quella della superficialità (internet come mare magnum nel quale ogni pagina che apriamo è tutta un subdolo invito ipertestuale ad aprire la successiva, per “notare” gli adescamenti pubblicitari, rimanendovi, nella precedente, giusto il tempo di un’occhiata fugace o di una lettura approssimativa), non si può negare che ciò nonostante si sappia bene cosa si intende con il concetto dell’approfondire qualcosa, anche e soltanto per rimembranze e doveri scolastici. E dunque, pur se solo surfando sulle piccole increspature del grande mare, per un po’ di persone di senno c’è sempre una qualche auto-consapevolezza di cosa sia opportuno per la propria cultura: la voglia di farsela, sostanzialmente, bene o male che sia. (Sono bandite le malizie su quel “farsela” :)

Il coglione invece è quello che non si cura di tutto ciò e vive unicamente per apparire. Ma unicamente proprio! E nulla sa dell’essere, e tanto meno gli importa. Tra uno sniff e l’altro ottenebra gli spazi interstiziali di vita, quelli dove non v’è divertimento potenziale, assolvendo a qualche compito (il lavoro ad esempio) in attesa della prossima occasione, per offrire la sua bocca alla ottusa ilarità che si ritrova in corpo, da esibire magari danzicchiando su qualche ritmo plastico. Va da sé che quando il vicario della Nemesi gli recapiterà sulla testolina la batosta che merita, l’ottenebramento di cui sopra gli avrà già da tempo bruciato tutti i centri di elaborazione delle emozioni e degli stati d’animo, e soprattutto la capacità di decodificarli e interpretarli per ammortizzarli (dicesi intelligenza emotiva, di cui il coglione è privo). Ergo la batosta lo ritroverà impreparato e tonto, con gli occhi sgranati sul grande nulla del suo patetico smarrimento, finanche incapace di prendersela con qualcosa o qualcuno (sé stesso in primis) per una qualche giustificazione costruttiva.

Detto ciò, e pensando a Fioritodaccòsaggeseccetera, ultimi tre nomi di una punta fra le tante della grande punta dell’iceberg della tradizione anti-etica connaturata al nostro popolo (perché… sarà trita come solfa, ma che il popolo italiano sia un popolo di furbetti è sempre vera, a prescindere dai tentativi di trovarne i pregi reali), detto ciò, al di là dell’indignazione che mi accomuna ai tanti, mi è sopraggiunta l’altro giorno la divertita consapevolezza che le parole del mio testo stavano benissimo addosso anche a questa tipologia di balordi, che beneficiano dei soldi dei contribuenti per il loro divertimento arido e demente, per i loro yacht e le loro strisce, per le loro bollicine e le loro fighette comprate all’outlet della mondanità. Una scostumatezza abnorme, che a pensarci non si sa bene se sia più da voltastomaco immediato o da stupore e meraviglia ragionati: come si può, infatti, arrivare a una avidità tale per cui ti intaschi milionate di euro in un parossismo di ingordigia drogata, straniata, svergognata, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, trasformando la proverbiale occasione che fa l’uomo ladro in consuetudine – presumo – adrenalinica e metodicamente priva di scrupoli? Come si spiega l’incapacità di temere che prima o poi tutto venga scoperto? E’ curioso! E’ materia da Dostoevskyj, per l’appunto, che avrebbe saputo scriverci qualcosa di indubbiamente memorabile. (E magari l’ha fatto…)

Intanto però, bisognerebbe davvero non accontentarsi dei conforti dell’arte: non so bene come, ma qualcosa dovrebbe veramente accadere in questo nostro discutibile contesto sociale affinché certe storture congenite si raddrizzassero definitivamente. So che lo sapete. E infatti mi fermo alla speranza che accada, senza proclami acchiappaconsensi. Noi MK una cosa a suo modo utile l’abbiamo fatta con il cd “Canzoni per un figlio” e il suo libretto (è pur sempre, forse, un semplice conforto dell’arte, ma in chiave propedeutica).

P.s: ho il desiderio di sottolineare che non sono contro il divertimento. Fare i cazzoni è assai bello, farlo diventare una ragione di vita in assenza d’altro è un disgraziato vuoto a perdere. Anche per gli impuniti, perché il vicario della Nemesi arriverà anche da loro.

P.s2: è davvero molto, molto difficile soggiacere all’obbligo e al dovere di pagare le tasse sapendo che vanno ad arricchire i troppi coglioni.

Stralcio del testo

“Ohh… mi dici quello che ti capita

se una batosta arriva e dentro ti dilacera?

Sogghigni con la tua stupidità

a tutti i bei pezzetti in cui si è frantumata l’anima?”

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