C’è chi addirittura giura di avere intravisto una sberla nel parapiglia, gesto poi ridimensionato ad un semplice scambio di opinioni. Fatto sta che l’atmosfera nel consiglio comunale di Imola è stata delle peggiori. Pianti, insulti, cori da stadio, accuse non riferibili e una protesta che è andata avanti per ore. Alla fine la giunta e la sua maggioranza di centro sinistra hanno vinto. Con 18 voti favorevoli Pd e Idv hanno approvato la delibera che porterà alla creazione di BeniComuni srl, società contestatissima perché si porterà con sé tutti 90 dipendenti dell’area tecnica fino ad oggi a libro paga del Comune. “Una esternalizzazione”, l’hanno definita i sindacati che per mesi si sono opposti con forza a questa società di scopo nata per risparmiare (grazie al diverso regime Iva delle srl rispetto agli enti locali) e gestire alcuni servizi comunali, come edilizia pubblica, viabilità e infrastrutture, verde, patrimonio, cimiteri e gestione degli impianti sportivi.

“In prospettiva la paura è di essere lasciati in qualche modo a casa, magari quando i conti andranno male o quando da Roma arriverà l’ordine di dismettere le partecipate e le aziende controllate. Con questi chiari di luna non è così difficile da immaginare”, ha spiegato un lavoratore poco prima di entrare in Consiglio comunale. Poi è partita la contestazione di una cinquantina di persone. Mentre i 12 emendamenti presentati dalle opposizioni venivano bocciato uno ad uno, i lavoratori presenti in aula hanno attaccato la giunta e i consiglieri di centro sinistra favorevoli alla delibera.

Oltre al classico “vergogna” c’è chi ha fatto il verso della pecora, chi si è avventurato in cori quasi da stadio e chi ha fischiato tutto il tempo. Nei fatti un’interruzione dei lavori del consiglio che però non si è mai fermato formalmente, nemmeno quando i manifestanti hanno iniziato a battere piedi e sedie sul pavimento. In extremis le opposizioni hanno anche tentato di fare interrompere la seduta perché “c’è stata un’aggressione”. Forse la sberla che qualcuno ha intravisto, forse no. Il capogruppo dei democratici imolesi, Gilberto Cavina, ha respinto però la richiesta giustificandosi con “i costi della politica”. Alla fine il voto: 18 sì, 9 no dalle opposizioni, una lavoratrice che si mette a piangere e un uomo riconsegna la propria tessera del Pd alla consigliere democratica Carla Govoni.

Si difende con forza il sindaco, preso di mira da molti contestatori. “I cittadini magari oggi potranno non condividere, ma sono certo che sapranno giudicare a tempo debito”, dichiara in aula Daniele Manca. “Quando questa città ha fatto scelte difficili ha saputo anticipare il cambiamento. Sarebbe devastante cercare il consenso e fare scelte di comodo invece di affrontare il cambiamento imposto dalla crisi”. Poi la rassicurazione: “Non cederemo mai al privato i beni pubblici”.

Di “scelta scellerata” e di “ennesima presa in giro da parte di una maggioranza messa alle strette dai propri dipendenti”, parla invece il Pdl, che si è opposto alla delibera. Per il centro sinistra che governa Imola invece la nascita di BeneComuni srl è “una scelta positiva che risponde alle necessità della fase”. Rassicurati anche i dipendenti: l’amministrazione si impegna a “garantire ai lavoratori trasferiti il godimento dei diritti acquisiti nell’ente”.

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