La sua storia commosse il paese. Loindignò. Fece intervenire il Ministero dell’Interno. Mobilitò le coscienze al punto che la sua vicenda venne scelta come simbolo per la giornata mondiale della violenza contro le donne. Ma pare che avesse inventato tutto, accusando di stupro un innocente, commettendo addirittura una sfilza di reati. Adama, la senegalese che aveva denunciato di essere stata picchiata e violentata da un connazionale, aveva mentito. Aveva costruito a vantaggio di sé un caso inesistente. Almeno ne è convinta la procura di Forlì che ha notificato alla donna, ora ospite di una struttura protetta, la fine delle indagini, mettendo a suo carico una dozzina di capi d’imputazione.

La strana storia di presunto falso nacque lo scorso dicembre, quando l’africana, dal Centro identificazione e espulsione (Cie) di Bologna, denunciò, tramite un legale, di essere stata stuprata, due mesi, prima in un piccolo comune del Forlivese. Ci furono, immediate, le critiche di alcune associazioni contro le forze dell’ordine, accusate di non essersi attivate in modo adeguato. Scoppiò il caso, seguì unna raccolta di firme, sino all’intervento anche del ministro dell’interno, Anna Maria Cancellieri. Diverse associazioni lanciarono un appello affinchè la senegalese fosse liberata. Come in effetti avvenne. La donna fu inviata in un casa protetta, venne dotata di un permesso di soggiorno per motivi umanitari.

Le indagini avviate per identificare il presunto stupratore sembrano però avere completamente ribaltato, secondo la magistratura, i contorni della vicenda. Un trucco, è l’accusa. Adama non solo si sarebbe inventata l’aggressione e lo stupro, ma avrebbe pure prodotto falsi documenti di un matrimonio, si sarebbe sostituita a una connazionale e con la falsa identità avrebbe aperto conti correnti, denunciato lo smarrimento di un bancomat, chiesto un ricongiungimento famigliare facendosi assumere da una grande azienda alimentare dell’Appennino forlivese, per poi dichiarare all’autorità giudiziaria che l’amministratore delegato dell’azienda (in realtà, secondo le indagini, ingannato dai falsi documenti presentati) era a conoscenza del suo status di clandestina. Insomma, un alter ego.

Al termine dell’indagine la procura forlivese ha archiviato il fascicolo riguardante il presunto stupratore, mentre Adama dovrà rispondere di duplice calunnia, sostituzione di persona, truffa e una serie di falsi. Per la donna potrebbe anche scattare il provvedimento di espulsione. Quella contro la quale, sembra di capire, avrebbe messo in scena una macchinazione.

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