“Noi andremo a una discussione in Parlamento dove si confronteranno preoccupazioni e proposte. Sono convinto che si arriverà ad un risultato di cui si potranno riconoscere meriti e validità”. Lo ha detto presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rispondendo alle domande dei giornalisti sulla riforma del lavoro, a margine della cerimonia commemorativa dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.

“Era una riforma -prosegue il capo dello Stato- da fare: normalmente ci sono posizioni contrastanti, ma non credo che stiamo aprendo le porte ad una valanga di licenziamenti facili sulla base dell’art. 18. Anche perché bisogna sapere a cosa si riferisce l’art. 18”.

Per il presidente della Repubblica, inoltre, “il problema più drammatico è quello delle aziende che chiudono e dei lavoratori che rischiano di perdere il posto non attraverso l’art. 18 ma attraverso il crollo di determinate attività produttive”. Quindi, conclude Napolitano, “bisogna pensare soprattutto a nuovi investimenti, nuovi sviluppi e nuove iniziative in cui possono trovare sbocco soprattutto i giovani”.

Sulla riforma del lavoro è intervenuto anche Pierluigi Bersani che durante un incontro con i lavoratori delle riparazioni navali, a margine della seconda assemblea nazionale degli Enti locali, in corso a Genova ha detto: “Io sono sereno sul fatto che si vorrà ragionare, sennò chiudiamo il Parlamento, ma non so se, in questo caso, i mercati si tranquillizzano. Il Parlamento c’è e quindi ne discuteremo”. E ha aggiunto: “Su tutti i decreti che sono arrivati – ha concluso – il Parlamento è intervenuto, ha sempre modificato qualcosa”. Bersani ha ribadito poi la fermezza del suo partito nella volontà di spingere verso il modello tedesco.

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