“Quando siamo partiti dalla Libia la barca andava veloce e pensavamo che il viaggio sarebbe andato liscio. Invece, dopo poche ore c’è stato un guasto, si è spento il motore e abbiamo iniziato ad imbarcare acqua. Siamo rimasti in balia delle onde per giorni. Per fortuna ieri siamo stati tratti in salvo”. Ha ancora la voce tremante Mose, un somalo di 25 anni, che si trovava sull’imbarcazione soccorsa ieri a 70 miglia da Lampedusa insieme con altri 107 profughi. Mose è stremato. E’ appena sceso dal rimorchiatore ‘Asso 30’ che li ha soccorsi ieri e trasbordati. Il rimorchiatore è rimasto in rada per più di 24 ore e solo poche ore fa i 108 extracomunitari, tra cui 11 donne e 4 bambini sono stati fatti scendere al porto vecchio di Lampedusa con l’ausilio di carabinieri, guardia costiera e guardia di finanza.

Molti dei 108 profughi non sanno parlare nè l’inglese nè il francese. Un altro giovane, Faud, somale anche lui, 23 anni, racconta in un inglese stentato di essere scappato 3 mesi fa dalla Somalia e di avere percorso il Sahara fino ad arrivare due mesi fa in Libia. “Sono scappato dalla Somalia -racconta ancora visibilmente scosso- perchè lì non potevamo più continuare a vivere. Ho lasciato la mia famiglia in Somalia e sono scappato perchè spero di potere trovare un futuro migliore. Vorrei studiare e cominciare a lavorare, ma soprattutto vivere in un paese libero”.

Anche Faud racconta la stessa versione di Mose: “All’inizio l’imbarcazione andava spedita – spiega – poi c’è stato un improvviso guasto e la barca si è fermata. Ieri abbiamo anche visto un elicottero, ci siamo tutti sbracciati per chiedere aiuto. Per fortuna siamo stati poi salvati. Altrimenti adesso non sarei qui a raccontare quello che è successo”. Tra le 11 donne trasbordate c’è anche Fatima, un’etiope di 24 anni. Occhi neri carbone, sguardo fiero, corporatura sottile e un grande scialle color fucsia a coprire la testa e le spalle. “Sono scappata dall’Etiopia – racconta in lacrime – perchè voglio una vita migliore, voglio avere figli e crearmi una famiglia”. I 108 profughi sono stati portati, a bordo di due pullman della cooperativa ‘Lampedusa accoglienza’ all’Area Marina Protetta. Si tratta di una struttura non attrezzata per accogliere molti profughi ma, considerata la chiusura del centro d’accoglienza, dopo l’incendio appiccato l’anno scorso dai tunisini, e il residence di Cala Creta già occupato da altri extracomunitari, è l’unico posto disponibile dove portare i profughi.

Sono stati 725 gli immigrati salvati al largo di Lampedusa, Malta che ignora le richieste di intervento, una giornata – quella di ieri – che si è trasformata di nuovo in tragedia con la morte di 5 persone, trovate già cadaveri dai soccorritori, una volta arrivati per dare assistenza all’imbarcazione partita dalla Libia.

I tre barconi sbarcati ieri. Su questo primo gommone, soccorso ieri mattina da una motovedetta della Guardia Costiera, si trovavano 56 immigrati, soccorsi a circa 70 miglia da Lampedusa. L’operazione di recupero è scattata in nottata, dopo una richiesta di soccorso giunta attraverso una telefonata fatta con un satellitare dall’imbarcazione, che stava ancora navigando in acque internazionali di competenza libica. Gli extracomunitari sopravvissuti sono apparsi tutti fortemente debilitati per la lunga permanenza in mare e i più gravi sono stati trasbordati su un pattugliatore della Guardia di Finanza, gli altri sulla motovedetta della Guardia Costiera. La maggiore preoccupazione è stata per una donna al quarto mese di gravidanza, ricoverata in prognosi riservata all’ospedale di Palermo.

Nel pomeriggio oltre 200 migranti sono stati salvati dalle motovedette delle Capitanerie e da imbarcazioni in navigazione nel canale di Sicilia. Il rimorchiatore Asso 30, già intervenuto per assistere i primi migranti intercettati, ha caricato a bordo 107 persone, tra cui donne e bambini che erano a bordo di un gommone che stava affondando a circa 90 miglia da Lampedusa. Altri 114 migranti sono invece stati trasferiti a bordo di una motovedetta della Capitaneria di Porto: il loro gommone era in panne a circa 60 miglia a sud est dell’isola. In questo caso le autorità italiane avevano chiesto l’intervento di Malta, essendo la zona sotto la giurisdizione maltese. Ma, non avendo ricevuto risposta sono intervenute le imbarcazioni di stanza a Lampedusa.

Infine sempre in acque Sar maltesi altri 74 immigrati sono stati invece soccorsi da un peschereccio francese (con equipaggio tunisino), ma non sono ancora arrivate notizie certe.le autorità de La Valletta non hanno fornito altre informazioni sul motopesca francese, con equipaggio tunisino, fermo nel Canale di Sicilia dopo avere soccorso 74 somali a bordo di un barcone alla deriva. Secondo la Marina Maltese, che ha coordinato le operazioni, il peschereccio dovrebbe fare rotta verso il porto di Lampedusa, che però è stato dichiarato “non sicuro” dal governo italiano. Contatti diplomatici sarebbero in corso tra i due Paesi per trovare una soluzione.

Deroga per i soccorsi. Per effettuare i soccorsi in mare dei 275 immigrati che si trovavano su tre barconi la Capitaneria di porto ha dovuto anche derogare alla dichiarazione di ‘porto non sicuro’ firmata il 27 settembre del 2011 dall’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni. A confermarlo è il comandante della Capitaneria di porto di Lampedusa, tenente di vascello Giuseppe Cannarile, da pochi mesi sull’isola. Lampedusa venne dichiarata porto non sicuro per i soccorsi in mare, dopo l’incendio appiccato a metà settembre al Centro d’accoglienza da un gruppo di tunisini che protstavano contro il rimpatrio. “E l’isola resterà porto non sicuro finchè il centro di accoglienza non sarà ricostruito. Questo significa che altri migranti che dovessero arrivare saranno portati in altri centri”, aveva detto l’ex ministro durante un’audizione in Commissione Parlamentare Infanzia sui minori stranieri non accompagnati.     “Ma quando ci sono migranti in pericolo di vita, come è accaduto ieri – ha spiegato Cannarile – non c’è il tempo per trasferire direttamente i profughi in strutture sulla terraferma. Quindi abbiamo dovuto chiedere la deroga della dichiarazioni di ‘porto non sicurò. Di fronte a uno stato di necessità ogni ordine viene meno.

Il sindaco: “Riaprire il centro d’accoglienza”. Ho chiesto al ministero dell’Interno di riaprire, immediatamente, nelle prossime 24 ore, il centro di accoglienza per tornare al famoso ‘modello Lampedusa’ e trasferire entro le prime 24-48 ore i profughi che arrivano” dice Bernardino De Rubeis, il sindaco di Lampedusa. “Non possiamo continuare ad assistere all’arrivo di altri profughi che vengono portati all’area marina protetta o in altri luoghi non idonei – ha aggiunto – non c’è neanche coordinamento, se non via telefonica con la prefettura di Agrigento. Serve la presenza della Protezione civile. Ho cercato anche di parlare con il capo del dipartimento, Franco Gabrielli”. “Tra l’altro – aggiunge ancora il primo cittadino – all’area marina protetta tra pochi giorni iniziano i lavori di ristrutturazione e se continuano ad arrivare altri profughi non sappiamo dove sistemarli. Ecco perchè chiediamo la riapertura del centro d’accoglienza. Non vogliamo che accada quello che è successo l’anno scorso perchè non possiamo rischiare di perdere anche questa stagione turistica”.

La vicesindaco: “Dimenticati dal mondo e da Dio”. “Dispiaciuta, come dispiace atutta la comunità di Lampedusa, per questi morti. Noi siamo molto preoccupati, perchè non vogliamo ripercorrere i momenti drammatici che hanno contraddistinto la nostra isola” ha detto la senatrice della Lega e vicesindaco dell’isola, Angela Maraventano. “Continuano gli sbarchi dalla Libia – aggiunge – e il Cnt (Comitato nazionale di transizione libico, ndr) non è in grado di fermare il fenomeno. Poi succedono queste tragedie che ci lasciano sconvolti. Siamo dimenticati dall’Italia e dall’Europa, eppure siamo la ‘porta del Continente’”. La senatrice annuncia “una protesta riguardo i versamenti fiscali da parte degli operatori turistici e dei cittadini, perchè siamo dimenticati dal mondo e da Dio. La prossima stagione estiva si annuncia nera, in quanto già abbiamo avuto disdette”.

Aperta un’inchiesta. La procura di Agrigento ha aperto un fascicolo sulla morte dei 5 migranti a bordo del primo gommone soccorso durante la notte. Nessun reato viene ipotizzato, come ha ha spiegato il procuratore capo Renato Di Natale: “Siamo in attesa di capire le cause del decesso di queste cinque persone, quindi dell’ispezione cadaverica, e degli esami testimoniali. Poi valuteremo”. L’inchiesta è coordinata dallo stesso procuratore e dal sostituto Matteo Delpini.

“Attendersi altri sbarchi”. “E’ fisiologico con l’arrivo della bella stagione” attendersi altri sbarchi, anche per via di un quadro geopolitico profondamente mutato nell’area. A dirlo Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Senza contare, poi, la recente bocciatura da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo della politica dei respingimenti italiana. “Penso che dobbiamo attenderci un nuovo significativo arrivo di persone – aggiunge la Boldrini – che peraltro sono sempre piu’ a rischio. Fino a quando ci sono situazioni di tensione in aree non lontane, come il Corno d’Africa, le persone cercheranno un posto sicuro. Dalla Somalia si continua a scappare, come da altri Paesi”. E’ una situazione da tenere presente e per questo “dobbiamo essere pronti a ogni evenienza. E’ importante che il centro di primo soccorso e transito di Lampedusa sia messo in grado di funzionare”. La struttura di contrada Imbriacola infatti è ferma dopo che è stata data alle fiamme al culmine di una sommossa. E diventa decisivo che “Lampedusa torni nuovamente a essere ritenuta ‘porto sicuro’, come èsempre stato fino a qualche mese fa”.

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