Fino alla fine del 2011 i tempi di pagamento per i fornitori della sanità pubblica in Emilia Romagna erano in media di 288 giorni per i farmaci e i beni economali (materiali per la pulizia e per le riparazioni, cancelleria e tutto ciò che non è stretta pertinenza sanitaria) e si scendeva di poco meno di un mese, 26 giorni, per saldare chi erogava servizi in appalto. A gennaio la situazione nel settore era migliorata un po’: gli incassi erano passati, sempre in media, rispettivamente a 276 e 252. Ma con il mese di marzo dovrebbe arrivare un taglio drastico dei tempi di attesa. Taglio che dovrebbe essere almeno di un trimestre.

Lo ha annunciato l’assessore regionale alle politiche per la salute Carlo Lusenti alla Commissione  congiunta sanità e bilancio intervenendo a proposito dei tempi di pagamento da parte delle aziende sanitarie. E lo ha fatto dando notizia che “ammontano a circa 600 milioni di euro le risorse che il governo Monti ha sbloccato nel mese di dicembre a favore della Regione Emilia Romagna dopo una prima tranche di 125 milioni di euro trasferiti a novembre”.

Ha aggiunto l’assessore: “Si tratta di erogazioni straordinarie a fronte di crediti che la Regione vantava nei confronti del Servizio sanitario nazionale dalle quali ci attendiamo a partire dal mese di marzo una riduzione media dei tempi di pagamento dei fornitori di almeno 90 giorni”. Una notizia, questa, che potrebbe portare una boccata d’ossigeno soprattutto alle piccole e medie imprese locali che, nelle parole di Lusenti, “sono espressione del tessuto produttivo emiliano-romagnolo”.

Tuttavia la questione – si fa notare da viale Aldo Moro – non si può considerare risolta. Ma soprattutto “il problema dei tempi di pagamento è un problema nazionale”, ha affermato l’assessore, “strettamente legato alla tempistica dei flussi di cassa del Servizio sanitario nazionale. È insomma un ritardo che a nostra volta subiamo e che le attuali difficoltà della finanza pubblica non possono certo migliorare. Per questa la soluzione non può essere locale, ma va presa a livello nazionale nell’ambito del confronto in corso sul patto per la salute”.

L’appello dell’assessore emiliano romagnolo ad affrontare la questione da un punto di vista nazionale e non solo regionale appare di particolare urgenza perché solo a inizio 2012 una classifica stilata dalla Cgia di Mestre che riunisce artigiani e piccole imprese poneva l’Emilia Romagna nelle prime posizioni delle regioni meno virtuose nel liquidare le fatture dei fornitori esterni. Peggio andava solo in Calabria, Campania (per entrambi i ritardi si aggiravano intorno ai due anni) e Lazio (387 giorni). In Emilia Romagna si stimavano invece in 8 mesi e mezzo in media i tempi d’attesa con punte in negativo fino a 17 mesi (oltre 500 giorni) per l’Asl di Forlì e di 480 giorni per il Policlinico di Modena. L’azienda sanitaria di Bologna, invece, aveva sforato – sempre secondo i dati Cgia – i 372 giorni, 73 più della media nazionale che parlava di incassi ritardati di 299 giorni.

a.b.

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