Prima l’inseguimento in auto. Poi a piedi. Una ventina di metri dentro al parco Lambro, periferia nord est di Milano. Due vigili inseguono i due individui appena scesi dalla Seat Cordoba blu. I fuggitivi non si fermano all’alt. All’improvviso uno di loro si gira. In mano ha una pistola, secondo la versione della polizia locale. Un agente si sente in pericolo e spara: colpisce il complice disarmato, un cileno di 28 anni. Il ragazzo sudamericano cade a terra. Morirà in ospedale poco dopo. Sul caso la procura di Milano indaga prima per eccesso colposo di legittima difesa, un atto dovuto, poi dopo un lungo interrogatorio l’accusa cambia: omicidio volontario.
Il comandante dei vigili Tullio Mastrangelo, intervenuto sul posto, parla di legittima difesa: “Quello dei due senza la pistola si è inserito nella traiettoria del proiettile”, spiegava ieri sera mentre la polizia scientifica stava ultimando i rilievi. Nel primo pomeriggio di ieri una telefonata avverte la centrale operativa di una rissa all’angolo tra via Orbetello e via Pusiano, sull’altro lato del parco Lambro, poco distante da dove è terminato l’inseguimento. Intervengono due auto della polizia locale. Una non è ancora arrivata a destinazione quando incrocia la Seat che, a forte velocità, si infila contromano in via Crescenzago. Intima l’alt. Invano. Gli si mette subito in scia. La gincana sulla strada a fianco del parco. Gli agenti tamponano l’auto davanti, che è costretta a fermarsi. I due in fuga escono e iniziano a correre. Le stradine coperte di neve. Pochi passi, poi lo sparo. Il ragazzo cileno viene colpito. Ma ha ancora la forza di reagire: scalcia, tira un pugno. Poi si accascia. Gli agenti cercano di soccorrerlo, mentre il complice fugge. Intervengono gli operatori del 118. Marcelo Valentino Gomez Cortes, così si chiamava secondo il documento fotocopiato che ha in tasca, muore dopo il trasporto al San Raffaele. Due fori nel torace, uno di entrata e uno di uscita. Sarà l’autopsia a stabilire se è stato colpito di fronte o di spalle.
Gomez Cortes aveva piccoli precedenti per furto. Nell’auto su cui era a bordo le forze dell’ordine non hanno trovato né armi, né droga, né denaro. Le indagini sono affidate alla squadra mobile. L’agente che ha fatto partire il colpo, Alessandro Amiconi, 36 anni, è stato interrogato fino a tarda sera dal pm Roberto Pellicano, mentre il collega veniva sentito in questura.
La sparatoria di ieri arriva mentre è ancora fresco il ricordo di Niccolò Savarino, il vigile ucciso l’11 gennaio nel tentativo di fermare con la sua bicicletta la corsa di un Suv guidato da un nomade a cui aveva intimato l’alt. Poi dieci giorni fa altro inseguimento e altra sparatoria, con due agenti della polizia locale che vengono speronati da un’auto in fuga dopo un furto. Riescono a colpire una ruota, prima che i tre malviventi fuggano. Fatti che messi in fila danno lo spunto al consigliere comunale del Pdl Riccardo De Corato per gridare alla nuova emergenza: “Tutto questo – dice – è possibile perché Pisapia ha disattivato la rete di sicurezza composta da militari, polizia, carabinieri e volontari della sicurezza”. Gli fa eco il leghista Matteo Salvini: “Chi semina buonismo, raccoglie violenza”.
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