“Mancano le condizioni operative di sicurezza”. Con questa motivazione il Direttore tecnico dei soccorsi ha formalizzato la decisione di interrompere le ricerche nella parte immersa della nave Concordia, naufragata davanti all’Isola del Giglio la notte tra il 13 e il 14 gennaio. La decisione è stata comunicata dal Commissario per l’emergenza Franco Gabrielli ai familiari e alle ambasciate. Il Direttore ha presentato questa valutazione, di comune accordo con tutti i responsabili delle strutture operative che sono state impegnate in questi giorni nelle attività di ricerca, dopo aver sottoposto al Comitato tecnico scientifico le informazioni ricevute dagli operatori sullo stato di deformazione dello scafo in corrispondenza dei varchi aperti nei giorni passati. Le operazioni, però, continueranno nella parte emersa della Concordia per verificare ulteriormente alcune zone dello scafo, così come procederà la ricerca mirata nei 18 chilometri quadrati di mare scandagliati nei giorni passati per verificare se gli obiettivi individuati possano corrispondere ai corpi delle persone ancora disperse.

In audizione al Senato, il presidente di Costa Crociere Pierluigi Foschi ha ammesso l’errore fatto la notte del naufragio dal comandante Schettino e dagli ufficiali a bordo della nave, sottolineando però che l’azienda “non poteva fare nulla, perché il codice internazionale vieta all’armatore di intervenire sul comandante”. Ed inoltre, dalla nave “non abbiamo avuto informazioni corrette”. L’amministratore delegato di Costa ha confermato ai senatori della Commissione lavori pubblici che è in corso un’inchiesta interna per capire se ci sono state e quali siano state “le mancanze” che hanno portato al naufragio, ma ha ribadito che la Concordia “non aveva alcuna avaria o anomalia ai sistemi di sicurezza primari e secondari”. Sono state dette alcune “illazioni” ha affermato Foschi, in particolare sul funzionamento delle porte stagne e sul generatore di emergenza della nave, che non si è avviato autonomamente. “Soltanto da una porta stagna c’è stato del trafilamento di acqua”. Un problema che – “stando ai rilievi fotografici, perché non abbiamo avuto accesso alla nave” – ha spiegato Foschi, potrebbe esser dovuto allo scoglio che, conficcandosi nella carena della nave dopo l’urto, ha modificato la paratia stagna su cui è montata la porta. Anche per quanto riguarda il generatore d’emergenza, Foschi ha detto che il “sistema ha funzionato”. Quello che “non è avvenuto automaticamente ed è stato fatto a mano è l’aggancio con la rete elettrica della nave”, perché l’imput deve arrivare dalla consolle principale, che si trovava nella zona invasa dall’acqua. Infine, per quanto riguarda le pompe di svuotamento di massa, che non sono entrate in funzione, Foschi ha spiegato che essendo collegate al motore principale, non sono partite quando c’è stato il black out dopo l’urto. L’ad di Costa si è poi soffermato sulle procedure di sicurezza adottate dalla compagnia per quanto riguarda le esercitazioni del personale. “La legge prevede che tutto il personale sia sottoposto ogni 30 giorni ad operazioni di emergenza e salvataggio. La Costa – ha detto Foschi – le fa ogni 14 giorni. Andiamo oltre quanto richiesto”.

Dopo la riunione auto-convocata di ieri (leggi) i cittadini dell’isola del Giglio hanno battezzato con il nome ‘Sos Concordia’ il neonato comitato “sorto per collaborare con Gabrielli che stimiamo e di cui apprezziamo il lavoro – ha spiegato oggi il portavoce Alvaro Andolfi -. Per questo, abbiamo preso le distanze dallo striscione che è stato esposto ieri, tra l’altro, per iniziativa di una persona che non è neppure dell’isola. E’ stata una bravata che non abbiamo apprezzato. Noi non cerchiamo polemiche, la nostra vuole essere una voce e uno stimolo”.

La Procura di Grosseto con una nota a firma del procuratore capo Francesco Verusio ha sottolineato che le indagini per accertare le responsabilità e le cause del naufragio della ‘Costa Concordia’ proseguono con “l’impegno adeguato alla complessità e alla drammaticità del caso”. Oggi viene sentito Roberto Ferrarini, a capo dell’unità di crisi della compagnia Costa. Altra scadenza giudiziaria già certa è poi quella del 6 febbraio, quando il Tribunale del Riesame di Firenze si pronuncerà sul ricorso dei pm contro gli arresti domiciliari concessi dal Gip di Grosseto a Francesco Schettino, comandante della nave. La Procura chiede invece la custodia cautelare in carcere. Quello stesso giorno il Riesame si pronuncerà anche sul ricorso della difesa di Schettino, che chiede invece la scarcerazione dell’indagato. E poi – ricorda ancora Verusio – il 3 marzo ci sarà la prima udienza dell’incidente probatorio fissato dal Gip del Tribunale grossetano, Valeria Montesarchio, per l’incarico formale ai periti incaricati della “decrittazione” della scatola nera della ‘Costa Concordia’. In vista di questa data, gli avvocati Pietro Ilardi e Francesco Compagna che assistono alcuni naufraghi di varie nazionalità, hanno chiesto che la procura di Grosseto ”valuti l’opportunità” di iscrivere nel registro degli indagati i vertici della compagnia di crociere Costa “alla luce degli elementi di prova già acquisiti nei loro confronti”.

Intanto, dovrebbe arrivare all’Isola del Giglio il nuovo pontone che sarà utilizzato per il trasporto dei rifiuti della Costa Concordia così come previsto nel piano presentato ieri dalla società armatrice al comitato tecnico scientifico. Il piano per la parte riguardante il materiale galleggiante e ingombrante della nave, arredi e suppellettili, è operativo da oggi. I materiali saranno trasferiti a Talamone.

Ad aggravare la posizione del comandante Francescao Schettino, l’intervista rilasciata al quotidiano napoletano ‘Il Mattino’ da Gianluca Marino Cosentino, tenente di vascello e secondo ufficiale medico sulla nave la notte del naufragio. “Da medico mi è sembrato scosso e non più lucido”, ha spiegato Cosentino sottolineando che Schettino avrebbe mancato “completamente” il suo ruolo: “Il coordinamento dei soccorsi da parte del comandante non c’era. Personalmente mi ha molto sorpreso vedere Schettino in borghese sul molo verso mezzanotte e mezzo. In più quando ho sentito dai telegiornali che aveva avuto il tempo di prendere effetti personali nella sua cabina e anche un computer, e finanche di scivolare sfortunatamente in una scialuppa, beh, è stato il massimo”